21/03/1983 - Omelia Lunedi V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1983
Omelia, Lunedì V settimana Tempo Quaresima

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Dn 13,1-9. 15-17. 19-30. 33-62; Gv 8,1-11

Dobbiamo cercare di capire un poco che cosa vuole dire Gesù, quando dice: “Io sono la luce del mondo”. Cerchiamo di capirlo immaginando le tenebre. Quando c’è il buio assoluto non sappiamo dove dirigerci, andiamo a tentoni e facilmente sbagliamo tutto e cadiamo in pericolo. Senza Gesù la nostra vita è un grande buio, un buio che risponde proprio a quella che è la filosofia del mondo. Dice il mondo: noi non sappiamo, noi non crediamo, noi cerchiamo di non pensare, perché se pensiamo la disperazione sale con una forza terribile di angoscia, noi non sappiamo e non sapremo e finiscono così, di chiamare bene ciò che è male, di chiamare amore ciò che è odio, di chiamare giustizia quella che è la forma più ingiuriosa di ingiustizia.

“io sono la luce del mondo” dice Gesù. Con Lui tutto diventa chiaro: il perché della vita, il senso dell’amore, il senso del dolore, il senso della gioia, il senso delle tribolazioni, il compito che abbiamo, la missione che dobbiamo eseguire.

“Io sono la luce del mondo”. Oh sì, Gesù è per noi tutto.

Vorrei che capissimo ancora di più come è proprio nell’Eucarestia che Gesù ci dona la Sua verità e ce la fa comprendere. L’importanza della liturgia della parola sta proprio qui: ascoltiamo la parola e poi accogliamo Gesù, Lui, vivo, vero, reale. È Lui che viene, è Lui che viene a noi con il Suo sacrificio, è Lui che viene a noi nella comunione. Quando uno fa bene la comunione le verità assumono una trasparenza ed una chiarezza, mirabili.

Bisogna che ci abituiamo a fare bene le comunioni, non a fare delle comunioni una noiosa ripetizione delle stesse frasi, nemmeno farle una litania di richieste, casomai superficiali e astratte.

La comunione è fatta bene quando si pone in ascolto e si ripetono le parole del vangelo: “Il Maestro è qui e ti vuole parlare”. Sì. Il Signore ci vuol parlare e se noi ci mettiamo disponibili, ha la parola per noi, quella parola che abbiamo ascoltata durante la liturgia, Lui ce la spiega, come l’ha spiegata ai discepoli di Emmaus che conoscevano la Scrittura, sapevano la parola, ma non la capivano. Solo dopo che sono stati con Lui, potevano dire: il cuor nostro batteva forte, ardeva nel nostro petto, mentre Lui parlava. Capivano tutto e hanno potuto seguirlo dappertutto. La comunione come ascolto è una comunione preziosa, una comunione ricca, una comunione forte. Stare in ascolto! Perché Lui pronunci la Sua parola e ci dirà se è contento di noi, se è contento della nostra fede, se è contento del nostro impegno. Ci dirà se è contento di quella forma di preghiera che noi diciamo, va bene, di quella forma di virtù che noi diciamo è passabile. Bisogna che Lo ascoltiamo, bisogna che Lo ascoltiamo con tanta umiltà, ma con tanta sicurezza. Viene parlare e viene per portarci al padre, viene per santificarci, viene per trasformarci in Lui.

Oh facciamo delle belle comunioni, delle sante comunioni. Restiamo lì ad ascoltarlo, più tempo che ci è possibile. Non abbiamo fretta. La fretta dopo la comunione, tante volte è solo una tentazione che tende a rendere minimo i benefici che possiamo ricevere.

Stiamo in colloquio, rimaniamo a lungo, offriamo tutto noi stessi.

CODICE 83CMQ01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1983
OCCASIONE Omelia, Lunedì V settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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