02/04/1979 - Omelia Lunedi V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 02/04/1979
Omelia, Lunedì V Settimana Tempo Quaresima

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Dn 13,1-9. 15-17. 19-30. 33-62; Gv 8,1-11

Stasera siamo chiamati a una riflessione importante, la riflessione su quella virtù che è equilibrio nell’amore, che è dominio di sé, che è la scienza del saper donare, e che, quando è in chi è giovane si chiama purezza, e quando è in uno sposato si chiama castità. Ma è la stessa virtù. È la virtù- educazione di se stessi, superamento del proprio egoismo, è senso delle cose di Dio, delle cose divine e senso delle cose umane. È il tenere il proprio cuore forte, vigoroso, il cuore che sente le cose giuste, belle e vere e disprezza le cose che sono brutte, che sono deformanti, che sono tali da rendere l’uomo preda del proprio istinto, di un istinto incontrollato e malvagio. Avete sentito: il Signore ha fatto un miracolo per mezzo del profeta Daniele. Ha salvato Susanna accusata ingiustamente. E Gesù con la forza della sua potenza ha salvato una donna che aveva peccato, ma che aveva ancora la possibilità di redimersi e così di essere onesta e giusta nella sua vita. Al Signore dunque importa molto questa virtù, perché a questa virtù indubbiamente è legato tutto il resto. Il discorso di Dio non è forse un discorso di amore? Non è forse un discorso in cui si capiscono le cose dello Spirito? L’impurità non chiude forse il cuore all’amore e, materializzando lo spirito, non impedisce di sentire e di intuire le cose di Dio? L’uomo si salva con la fede. È la fede il principio di ogni giustificazione. E la fede è risposta, risposta d’amore. E la fede è impedita nell’uomo che si ripiega nel proprio egoismo e vuole così, trasgredendo la legge di Dio, trovare la sua felicità. E che Dio ci abbia creato per la felicità noi ben lo sappiamo. Ma Dio proprio perché ci vuole liberi, proprio perché ci vuole gioiosi, proprio perché ci vuole ricchi di amore, e nell’amore sta la sorgente di ogni vera felicità, il Signore ci proibisce quelle cose che sotto l’apparenza di felicità nascondono un’amarezza immensa e conducono al disfacimento dei veri valori umani e cristiani. Il Signore ci vuole felici e perciò ci proibisce tutte quelle cose che nascondono un principio sommamente deleterio: l’uomo è fatto per potere, attraverso la sua attività, collaborare al piano di Dio, e in questa collaborazione sta la sua dignità e la gioia del suo impegno. Ora l’impurità è rifiuto di collaborazione, è isolarsi in una forma deleteria di ricerca di un piacere che poi non è finalizzato, che poi non può essere finalizzato. Ed allora nell’animo giovanile viene lo scompenso, viene la cattiveria, viene la violenza. Perché si impara ad essere violenti verso gli altri quando si vuole a tutti i costi una cosa, la si vuole anche se la si sa sbagliata. E allora nelle famiglie, quando manca la castità, nasce prepotente la divisione e l’oppressione, nasce il non sapere prendere gli altri e la mancanza di quell’equilibrio e di quella pazienza per cui si vive bene insieme. Oh, il discorso comporterebbe tanto seguito, ma ci limitiamo qui! Ci limitiamo a riaffermare la nostra volontà di purezza. In questa quaresima è un punto che dobbiamo attentamente considerare. Si deve progredire perché, chi è puro capisce Dio, vede Dio, sente Dio, cresce meravigliosamente nelle cose del Regno di Dio. Se vogliamo veramente convertirci, capire il Signore, essere disponibili allo Spirito, curiamo la nostra purezza, cerchiamo di essere ben rigidi contro tutti i pericoli e le tentazioni, non esitiamo nel tagliare, nel tagliare perché è solo in un rigore deciso, è solo così che si può andare avanti e in questo mondo sudicio essere veramente puliti, in questo mondo oppressivo essere liberi, in questo mondo di persone tante volte prese come in un’ossessione essere, nel nome del Signore, sereni e forti. È questo ciò che chiederemo.

CODICE 79D1Q01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 02/04/1979
OCCASIONE Omelia, Lunedì V Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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