25/06/1984 - omelia lunedi xii ord xxv matrimonio

2 Re 17,5-8. 13-15. 18; Mt 7,1-5

È veramente giusto, porta salvezza il ringraziare il Signore, perché il Signore è il grande, il magnifico benefattore e le sue beneficenze sono di ogni giorno e di ogni ora. La Messa, tutta la Messa, è un ringraziamento e nel ringraziamento non adoperiamo le parole e i sentimenti degli uomini, offriamo al Padre Gesù, offriamo Lui!

“Ti ringrazio, o Padre” (cfr Mt 11,25). È Lui che trasforma il nostro ringraziamento, è Lui che chiede nuove grazie per noi.

Sentiamo perciò vivo, forte il bisogno del ringraziamento, sentiamolo sempre. Da Lui ogni bene. Ogni servizio che noi gli diamo, ogni generosità che noi riusciamo ad esprimere è sempre un titolo per ringraziarlo di più.

Vorrei che questa sera particolarmente sentissimo vivo e fervido il bisogno di ringraziamento, per unirci agli amici che ringraziano Dio per venticinque anni di matrimonio, di matrimonio realizzato nel suo nome, nel suo amore, nella sua meravigliosa provvidenza. Vorrei che ci unissimo, perché il grazie che noi dobbiamo a loro per tante cose, per un mondo di cose, non può essere espresso meglio che unendoci al ringraziamento al Padre, che facendo viva la nostra ricchezza di sentimento e di offerta.

Oh sì, che noi sapessimo come la cosa che noi auguriamo è una cosa che dura, non è una cosa che passa! Tanto più grande è il titolo di gratitudine, tanto di più noi desideriamo una cosa bella, grande, che resti. E desideriamo perciò la vera santità, quella santità che si matura attraverso le peregrinazioni che la vita comporta, che si matura attraverso le opere buone e i sacrifici, che si matura attraverso la preghiera fervida.

Noi auguriamo loro la santità, una santità viva e forte, una santità che produca loro il frutto anche su questa terra, un frutto di pace e di gioia che sono meravigliose, un frutto che maturi per l’eternità.