05/08/1985 - Omelia Lunedi XVIII Ord Campeggio femminile

Nm 11, 4-15; Mt 14, 13-21

La Liturgia insiste perché meditiamo l’Eucarestia. Sappiamo bene quanto ci è necessaria questa meditazione! Ricordiamo che ogni Messa vive il Cenacolo e vive il Calvario.

Vive il Cenacolo e dobbiamo pensare a quel momento, quando Gesù prese il pane. L’evangelista lo dice: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino all’estremità dell’amore”. Come batteva il suo Cuore nell’Eucarestia! Come batteva in quel momento supremo e come batte per noi ogni volta che si ripete il miracolo, ogni volta che nella Messa il Signore è con noi! È con noi per amore e il suo Cuore batte forte per noi; il suo Cuore è tutto teso a darsi a noi, a comunicarci la sua grazia, la sua vita, a comunicarci questa mirabile grazia del suo amore.

Ripete il Calvario e ripete, il Signore, il suo sacrificio, quel battesimo che diceva: “Dovrò essere battezzato”. Il Calvario è la nostra salvezza. Noi siamo stati redenti nella Croce e dobbiamo partecipare, attraverso l’Eucarestia, alla Croce. L’Eucarestia ci parla di croce. Il momento della Consacrazione è il momento centrale, il momento nel quale noi assistiamo di nuovo al sacrificio d’immolazione di Gesù, perché in modo incruento avviene la stessa cosa, avviene la stessa salvezza per noi e per gli uomini.

Si richiede allora, e la richiesta è logica, e la richiesta è forte, e la richiesta è urgente, che noi partecipiamo a quest’amore di cibo, a quest’amore di sacrificio, a questo amore per cui ci ha voluto attorno alla sua mensa, a questo amore per il quale si è offerto per noi.

Interroghiamoci ancora, come ci siamo interrogati ieri, perché possiamo esprimere veramente sentimenti degni e veri, sentimenti degni che ci favoriscono una partecipazione intensa alla vita di nostro Signore.