Ger 28,1-17; Mt 14, 13-21.
Un grande miracolo e, nello stesso tempo, una grande profezia, perché non solo a quella folla ma a sterminate folle, per tutti i secoli avrebbe dato il suo pane, avrebbe dato quel pane che dà la vita, che dà l’amore, che dà la forza.
Questa sera noi ci vogliamo esaminare proprio su questo: sulla nostra fedeltà al pane eucaristico. Troppe volte siamo degli abituati e come abituati siamo degli indifferenti e non portiamo all’Eucarestia nemmeno lo stupore, lo stupore di avvicinarci a un grande miracolo, il miracolo maggiore di tutti i miracoli, il miracolo al cui confronto la risurrezione di un morto è una piccola cosa. Non portiamo neanche lo stupore! E ci accostiamo all’Eucarestia con la nostra stanchezza, con la nostra evasione, con dei problemi che non vogliamo fare suoi. E perciò assumiamo molta responsabilità.
Vorrei che questa sera riesaminassimo la nostra responsabilità perché è grande, perché è fondamentale, perché è evidentemente una misura con la quale noi saremo misurati: “Chi mangia di questo pane male, mangia la sua condanna” (cfr 1 Cor 11, 29).
Dobbiamo essere fervidi, umili, disponibili. Soprattutto dobbiamo essere fervidi di amore intonandoci all’amore del Cuore di Gesù.
Il vangelo di Giovanni dice: “Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine” (Gv 13,1). È per questo che nel Cenacolo diede l’Eucarestia, e questo dobbiamo ricordare.
CODICE | 86H3O0533HN |
LUOGO E DATA | Saint Nicolas (AO), 04/08/1986 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì XVIII settimana Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Campeggio estivo ragazze |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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