09/03/1976 - Omelia Martedi I Quar

Sant’Ilario d’Enza, 09/03/1976
Omelia, Martedì I settimana Tempo Quaresima

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Is 55,10-11; Mt 6,7-15

Imparare a pregare è una delle conquiste maggiori che può compiere un'anima, perchè la preghiera, ci dice il profeta nella prima lettura, è feconda: come la pioggia e la neve rendono feconda la terra, così diventa feconda la terra nostra, la nostra anima, feconda di beni, dà gloria a Dio. Ecco vorrei che questa sera ci fermassimo su questa idea: che la preghiera è gloria a Dio. Troppi infatti pregano unicamente per se stessi, non pensano nemmeno di dar lode e gloria al Signore, non ci pensano perchè sono solo preoccupati di se stessi. Avete sentito cosa ha detto il Signore, le sette domande del padre nostro, sette, quattro, tre, quattro. Nell'ordine di una santificazione che riguarda proprio la gloria del Signore, la santificazione del Suo nome, la venuta del Suo regno, che sia fatta la Sua volontà e che possiamo veramente essere in pace con Lui. È in quest'ordine il regno di Dio, cercare allora che tutto si indirizzi alla Sua mirabile lode. Pregare per lodare, pregare per glorificare, pregare per esaltare il nome di Dio: ci insegnano così eloquentemente i salmi. Pregare perchè il Signore sia veramente benedetto da tutti, il nostro desiderio è proprio il desiderio che Dio sia tutto in tutti. Ecco perchè diciamo: “Signore, che tu sia santificato,” cioè, che tutti gli uomini, accogliendo te, diventino santificati, che tutti gli uomini accolgano il Tuo regno, che tutti gli uomini realizzino con perfezione la Tua volontà, che tutti gli uomini siano nella pace con Te. Rimetti i nostri debiti, no, di noi che preghiamo e di quelli che non pregano. Ecco poi c'è lo svolgimento delle nostre richieste, dal pane di ogni giorno alla liberazione, la liberazione dalla tentazione e dal male. Come, allora, ci dobbiamo impegnare per migliorare la nostra preghiera e come possiamo fare? Prima di tutto, comprendendo bene che non è Dio che deve servire noi, ma siamo noi che dobbiamo servire Dio. Dio non è per noi, siamo noi che siamo per Dio, cioè, siamo noi che dobbiamo ubbidire a Dio, non Dio ubbidire a noi. Non siamo noi che dobbiamo costringere Dio a fare la nostra volontà a forza di suppliche, ma dobbiamo cercare noi di fare la Sua delle volontà, di farla a tutti i costi, anche quando ci costa. È per questo che ci dobbiamo lasciare educare dalla liturgia, sia dalla liturgia del sacrificio sia dalla liturgia della lode. Dalla liturgia del sacrificio, dove tutti insieme con Gesù diamo la vera gloria al Padre nella morte del Figlio Suo, e nella liturgia della lode quando recitiamo i salmi che sono proprio usciti dalla grazia dello Spirito Santo, sono costruiti dallo Spirito Santo per la lode di Dio. Buttiamo via perciò le preghiere troppo egoiste, troppo interessate, ripiegate su di noi stessi, buttiamo via quelle preghiere che sanno di superstizione e vogliamo, particolarmente quando siamo qui in chiesa, essere vera lode al Padre, vera lode, benedicendolo, ringraziandolo, lodandolo, essendo sicuri che questo è uno dei nostri compiti, compito del tempo e compito dell'eternità: che cosa faremo in paradiso se non lodare Dio? e questo sarà la nostra felicità. Con questo non dobbiamo rifiutare la preghiera di domanda, troppo giusto che i figli chiedano al loro Padre, ma in questa posizione di animo, ma in questa apertura, ma in questa generosità. Rinnovare la nostra preghiera allora e al mattino: “Sii Tu benedetto, Signore”, e alla sera: “Sii Tu ringraziato, Signore”. La manifestazione dell'amore di Dio, ecco la cosa che ci deve colpire di più, Dio ci ama noi dobbiamo ringraziarlo e ricambiargli l'amore con il nostro amore.

CODICE 76C8Q01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 09/03/1976
OCCASIONE Omelia, Martedì I settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Imparare a pregare
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