06/03/1979 - Omelia Martedi I Quar

Sant’Ilario d’Enza, 06/03/1979
Omelia, Martedì I Settimana Tempo Quaresima

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Is 55,10-11; Mt 6,7-15

Siamo interrogati sulla nostra preghiera, sull’essenza della nostra preghiera; siamo interrogati davanti a Colui che ci ha insegnato a pregare. Ci ha insegnato con la sua vita, ci ha insegnato con le sue parole. La vita di Gesù, infatti, è stata un’ascensione continua al Padre. Il ritorno al Padre lo ha compiuto Cristo, capo nostro, primogenito di molti fratelli. Nella sua preghiera Gesù ha messo tutta la sua vita, tutto l’indirizzo, le scelte, tutto il sacrificio della sua vita. Ricordiamo solo due episodi. Uno raccontato dall’evangelista san Giovanni nell’imminenza della Passione, quando Gesù esce in questa frase: “Padre, salvami da questa ora”. Vedeva infatti avvicinarsi l’ora della Croce, l’ora della immolazione. E prosegue: “Però proprio per quest’ora io sono venuto. Padre, glorifica il tuo nome”. Gesù nella sua preghiera esprime la sua scelta irrevocabile che è la gloria del Padre, che è la sua glorificazione. È il momento nel quale Gesù ancora con prontezza, ancora con umiltà, ancora con fervore innalza la preghiera che aveva innalzato al momento di entrare in questo mando, quando aveva detto: “Tu non vuoi dei sacrifici legali. Tu vuoi il sacrificio della volontà. Ecco io sono venuto, o Dio, a fare questa tua volontà”. Il sacrificio dell’ubbidienza. E il secondo episodio raccontato da Luca è quando Gesù nell’orto dice: “Padre, non la mia, ma la tua volontà”. Era entrato in agonia e sudava sangue. Non è allora che gli sia costato poco il piegare la sua vita alla volontà del Padre, esprimerla nella preghiera, porre tutta la sua accondiscendenza di amore, non era poco: gli costava il sacrificio più terribile. E Gesù ha detto di sì. E Gesù ci ha insegnato che l’essenza della preghiera è aderire alla volontà di Dio, è aderirvi con tutta la propria forza, con tutto il proprio amore. Gesù ha detto: “Non sprecate parole quando pregate, come i pagani”. Cosa ha voluto dire se non che non dobbiamo far la bella figura di frasi carine ed eleganti davanti a Dio? Dio non sa cosa farsene dei nostri discorsetti. Quello che vuole da noi è questa unione alla sua volontà, è questa glorificazione e benedizione del suo Nome, per cui la nostra preghiera deve essere tutto un inno di lode, di adorazione, di amore, di riconoscenza al Padre nostro. Impariamo una preghiera a somiglianza di Gesù. Impariamo una preghiera forte, una preghiera vigorosa, non chiedendo di essere contenti noi, ma di far contento Lui, cercando di piacergli e domandandogli l’aiuto per piacergli, volendo fare di tutto perché sia distrutto in noi e negli altri il peccato e aderire con umiltà a quanto Lui desidera da noi. Sia dunque un impegno così forte che riassuma tutta la nostra vita, come ci ha detto il salmo responsoriale, il Salmo 33: “Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Guardate a Lui e sarete raggianti”. Ecco, la luce che viene quando la preghiera è fatta bene, quando è fatta nel senso che il Signore stesso ci ha insegnato.

CODICE 79C5Q01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 06/03/1979
OCCASIONE Omelia, Martedì I Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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