17/01/1984 - Omelia Martedi II Ord S. Antonio abate

Sant'Ilario d'Enza, 17/01/1984
Omelia, Martedì II settimana Tempo Ordinario – Sant’Antonio abate

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Mi 6, 6-8;Mt 19, 16-21.

Onoriamo sant’Antonio abate come un grande modello di preghiera. Restò nella preghiera tutta la vita: centosei anni di vita, tanti anni di preghiera! Una vita ricca e sembrava una vita povera, un prodigio di santità e sembrava un uomo qualunque. Sant’Antonio ha capito dove sta la grandezza dell’uomo: l’uomo è grande in tanto in quanto è unito a Dio.

Dio vuole che l’uomo sia disposto ad accogliere, sia disposto ad accogliere la sua grazia e la sua potenza, e l’uomo fa questo quando prega, quando cioè ogni giorno si mette a disposizione dello Spirito di Dio, perché la preghiera del cristiano non è il semplice grido dell’uomo verso l’Infinito. La preghiera del cristiano è la preghiera guidata dallo Spirito Santo, che unisce i cristiani alla preghiera stessa di Gesù, al sacerdozio stesso di Gesù. Sant’Antonio è vissuto in questa comunione mirabile, ha dato tutto se stesso a Dio, ma non si è dimenticato degli altri, non si è dimenticato che, oltre a essere figlio di Dio, il cristiano è membro della Chiesa. Sant’Antonio non è stato un assente, anche se è vissuto nel deserto, ma ha sentito l’impegno e l’urgenza di quei tempi, ha sentito la lotta e la sofferenza che anche allora la Chiesa di Dio doveva incontrare. Ecco, la preghiera lo ha reso sensibile, lo ha reso efficace, lo ha reso impegnato, forte ed è intervenuto dove poteva intervenire, con autorità, con l’autorità che gli dava la sua santità, la sua pronunciata penitenza, il suo quotidiano sacrificio.

La preghiera dobbiamo apprezzarla, perché proprio ci forma, ci sensibilizza, ci rende capaci. Nessun uomo può capire ciò che capisce il santo, il santo è prodigioso nella comprensione, come è fortissimo nell’esecuzione. Ecco, noi dobbiamo imparare a stimare di più la preghiera e perciò a renderci più adatti alle opere buone, renderci più forti nel nostro dovere quotidiano proprio con la preghiera.

Noi dobbiamo imparare da sant’Antonio che non è tempo perduto quello dato alla preghiera, ma è tempo acquistato, perché la tentazione che si ripete per molti è proprio questa: non ho tempo, le cose mi prendono. Sentiamo alcuni che addirittura prendono come motivo dell’assenza, anche alla liturgia della domenica, proprio dalla mancanza di tempo. È un errore! Il tempo della preghiera è un tempo che non bisogna lasciare! Chi sa pregare ha l’aiuto di Dio per fare tutto il suo dovere, per farlo bene, meglio, per realizzare così per sé e per la propria famiglia, per gli altri.

Sant’Antonio oggi ci dice così: “Metti Dio al primo posto, non metterlo mai, neanche in una sola giornata, al secondo posto! Mettilo al primo posto e sappi che l’osservanza dei comandamenti di Dio, che il santo timore di Dio e il santo suo amore devono essere le ali che ti fanno essere spedito alle tue occupazioni, alle tue necessità. Senza la benedizione di Dio non è possibile”.

Quante famiglie hanno bisogno di maggiore preghiera per invocare una più grande benedizione, un più grande aiuto di Dio! Senza questa presenza di Dio anche le cose che sembrano più prospere finiscono per essere cose solo di aggravio. Uniamoci allora oggi a sant’Antonio nel mettere la priorità al servizio di Dio, la priorità della preghiera e della comunione ecclesiale.

CODICE 84AGO01331N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 17/01/1984
OCCASIONE Omelia, Martedì II settimana Tempo Ordinario – Sant’Antonio abate
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Pregare guidati dallo Spirito Santo
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