Is 1,10. 16-20; Mt 23,1-12
Che cos’è la Chiesa? La Chiesa è un popolo adunato nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Cos’è allora che fa Chiesa? Fa Chiesa l’obbedienza alla Parola di Dio e una comunione. L’obbedienza: “Chi crederà e sarà battezzato” (Mc 16, 16). La Parola di Dio ci chiama ad essere veramente e pienamente Chiesa, Chiesa per la fede e Chiesa perché attingiamo alle fonti della santità della Chiesa, che sono i Sacramenti.
Poi comunione: comunione con la Santissima Trinità e comunione fra di noi. Vi è una pienezza che non dobbiamo mai dimenticare, quella pienezza che è costituita dall’essere, la Chiesa, il Corpo Mistico di Cristo, il quale Dio-uomo ci unisce strettamente alla Trinità.
La Chiesa allora non si risolve in una organizzazione esterna, non si riduce a qualche cosa che si possa chiamare, in senso umano, società. La Chiesa ha qualche cosa di mistero, di un mistero molto profondo, il mistero dell’inserimento in Cristo e con Cristo nella Trinità.
Allora comprendiamo come la nostra posizione nella Chiesa è una posizione di obbedienza alla Parola di Dio e di comunione. Ognuno di noi deve seguire la Parola di Dio e attuare, nella lotta al peccato ma più ancora nell’amore a Dio, questa profonda realtà di unione.
Ecco perché non si può rifiutare la Chiesa, se non rifiutando Gesù Cristo, come non si può rifiutare il Corpo, senza rifiutare il Capo, senza volere, nella Chiesa, avere delle posizioni.
La Chiesa è un servizio, un servizio all’umanità. Dio l’ha inviata perché trasmetta la sua Parola, perché doni e metta a disposizione i mezzi di santificazione, perché compia, unita a Cristo, la salvezza.
Vi è una posizione di certi cristiani che si assomiglia a quella degli scribi e dei farisei, di cui parla Gesù. Sono quelli che nella Chiesa non comprendono la posizione di unità e la posizione di servizio. Sono coloro che vogliono essere serviti, senza servire. Sono coloro che vogliono che tutto sia per loro, non accorgendosi che è una posizione parassitaria.
La Chiesa siamo noi e non possiamo rimproverare la Chiesa di ciò che non facciamo noi. Quanti osservano ad ogni momento: perché la Chiesa dovrebbe fare! Perché quelli dovrebbero fare! Perché questi non fanno!
È la posizione tipicamente ipocrita. Ognuno di noi, più che guardare i difetti dei nostri fratelli, deve mettersi all’opera, all’opera per la propria santificazione, all’opera di santificazione che porta alla comunione e che porta all’evangelizzazione.
La Chiesa siamo tutti noi, che vogliamo essere uniti a Gesù e con Gesù portare a quelli che sono lontani il messaggio della speranza, il messaggio che rende il mondo accettabile, che toglie la disperazione, che rinfranca i cuori, che illumina le menti.
Noi ci dobbiamo sentire allora in questa posizione di servizio: non criticare gli altri, non sottovalutare gli altri, non voler metterci sopra degli altri, fare ognuno, per quello che ha ricevuto, il proprio lavoro. Ognuno il proprio lavoro. Ognuno deve riflettere davanti a Dio sulle proprie responsabilità e, quando ha pensato alle proprie responsabilità, non gli resta il tempo per giudicare gli altri. Un cristiano che giudica tutti, dal Papa al Vescovo, dalla posizione di maggior impegno alla posizione di minor impegno, è un cristiano che ha perso il senso e la visione delle cose, è un cristiano che non vive la grazia, la grande grazia di essere nel Corpo Mistico di Cristo.
CODICE | 78BMQ01341N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 21/02/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì II Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La Chiesa: obbedienza e comunione |
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