13/03/1979 - Omelia Martedi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 13/03/1979
Omelia, Martedì II Settimana Tempo Quaresima

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Is 1,10. 16-20; Mt 23,1-12

Il pericolo di essere farisei. È il pericolo che noi dobbiamo considerare nella nostra riflessione, perché quella gente, allora, era la gente devota, quella che sembrava di maggior considerazione. Osservavano la Legge, cioè apparivano come quelli retti, sinceri, che davano lode a Dio. E invece, avete sentito, sono stati rifiutati da Gesù. Rifiutati. E Gesù dirà: “Se voi sarete come gli scribi e i farisei, non entrerete nel Regno dei cieli”. Il pericolo del fariseismo non c’era solo allora, c’è anche adesso. Perché sono stati rifiutati e redarguiti da Gesù? Perché facevano le opere di bene? No, ma perché queste opere di bene le finalizzavano male: non facevano le opere di bene per piacere al Signore, per fare la sua volontà, ma per piacere a se stessi, cioè per essere ammirati, per essere lodati, per avere i primi posti. E il Signore non guarda le apparenze. Dirà anche a loro: “Voi siete come i sepolcri, che di fuori sono belli e ornati di marmi, ma, se si va a vedere dentro, sono pieni di marciume, sono pieni di tutte le infezioni”. Il Signore guarda il cuore, e noi ci dobbiamo preoccupare per il cuore, cioè deve essere più grande il nostro amore al Signore di quello che non appaia fuori, non che abbiamo minore amore e fuori sembriamo buoni. Che cosa conterebbe se dicessero: “Quell’uomo, quella donna, quel ragazzo, quella ragazza sono proprio bravi”, anche, “sono santi”, se poi il Signore è di tutt’altro avviso? Quello che vali è quello che apprezza Lui, quello che stima Lui. E il Signore, che vede fino in fondo al cuore, sa quali sono le nostre intenzioni, sa quali sono le nostre aspirazioni. Ci conosce. Ecco, voler essere quello che siamo davanti a Dio. Essere sinceri fino in fondo, non fare le cose per essere lodati, ma farle per ubbidire a Dio, vuol dire avere la virtù dell’umiltà. L’umiltà è costatazione sincera, è mettersi al proprio posto, è il non volere prevalere su nessuno. Quanto dobbiamo desiderare questa chiara visione e questa sincerità di cuore! Davanti a Dio dobbiamo cercare il bene e, quando ci approva Lui, e ce lo fa sapere attraverso il testimonio della buona coscienza, che cosa importa che gli altri non l’apprezzino e non l’approvino? Noi dobbiamo davanti a Dio responsabilizzarci, essere ben chiari e ben precisi in tutto quello che compiamo. Essere fariseo vuol dire essere storto, essere fariseo vuol dire non capire che il valore grande è dato in rapporto a Dio, che altrimenti tutto il resto non vale. Ecco, questa sera noi chiediamo al Signore questa rettitudine nelle cose grandi e nelle cose piccole, nelle cose di ogni giorno, nelle nostre continue relazioni col prossimo. Essere umili, sinceri, fedeli; mettere nel nostro cuore molto amore di Dio; imitare Gesù che ci ha invitati ad essere come Lui miti e umili di cuore, per trovare la pace per le nostre anime.

CODICE 79CCQ01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 13/03/1979
OCCASIONE Omelia, Martedì II Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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