Dn 3,25. 34-43; Mt 18,21-35
L’insegnamento che stasera ci viene dalla parola di Dio è racchiuso in questa frase presa dal profeta Daniele: “Accoglici, Signore, con il cuore contrito e con lo spirito umiliato”. Dio è infinita bontà, Dio è infinita misericordia. Perdona i nostri peccati e ci solleva fino a Lui. Ci solleva nella sua sapienza perché ci dà le idee giuste che ci devono condurre nella vita. Le idee giuste sono il percepire il perché e la funzionalità della vita. Ci dà la forza per superare le nostre difficoltà e i nostri dolori. Il Signore ci accoglie, il Signore ci ama, il Signore ci dà coraggio e ci conduce per una strada che solo Lui sa, ma che è una strada di salvezza. Il Salmo responsoriale commenta bene quando dice: “Salvaci, Signore, tu che sei fedele”. La seconda virtù teologale di un cristiano è la speranza. E il motivo sostanziale, fondamentale sta proprio qui: nella fedeltà di Dio, in quella fedeltà per cui l’uomo non è abbandonato a se stesso. Quando guardiamo questo mondo pensiamo quale garbuglio di cose, quali avvenimenti inspiegabili, quali cose che sono sgomento e tristezza. E ci domandiamo: “Come mai Dio permette tutto questo? Questi dolori acerbi, segnati dalla morte dolorosa e terribile, segnati da avvenimenti che lacerano il cuore e l’anima”. Ecco, la risposta del Signore è proprio qui: “Non guardare le cose dal basso, guardale dall’alto”. Guardale dall’alto perché è come guardare un ricamo: se guardi un ricamo dal basso, a rovescio, è tutto un groviglio di fili che non capisci perché ci stiano lì. Guardalo dall’altra parte, guardalo dall’alto. Tu allora capirai che queste cose hanno una spiegazione, che tutta la vita non è qui. È un breve tratto di vita. È una breve parentesi. Poi c’è una vita che non viene meno, quella che chiamiamo vita eterna, che noi con i nostri dolori e con la carità nostra dobbiamo conquistare. Dobbiamo conquistare secondo le indicazioni di Gesù: “Siate anche voi misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”, “Perdonate e vi sarà perdonato”: la bontà, l’esercizio delle opere buone, l’esercizio di una vita retta e onesta, l’osservanza dei comandamenti di Dio, dei dieci comandamenti di Dio, ecco è la porta verso una vita eterna, verso una gioia che non tramonta. Abbiate fede. La fede dà ragione di tutto, altrimenti chiudete la vostra vita nell’assurdo, chiudete la vostra vita in una posizione che definire non senso è già poco. Prendiamo così i nostri dolori e le nostre lotte, prendiamo così le nostre sofferenze dalle mani di Dio e noi saremo certamente con Lui che è passato dalla Croce, è passato dalla sofferenza più atroce alla gloria della Resurrezione. È nella gloria della Resurrezione dove noi dobbiamo guardare per portare ognuno di noi il proprio peso.
CODICE | 79CLQ01342N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 20/03/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì III Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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