Dn 3,25. 34-43; Mt 18,21-35
“Il Signore è bontà e misericordia” ed è soprattutto il Sacramento della Confessione quello in cui noi constatiamo personalmente quanto è tutto vero quello che ci è stato detto, che il Signore perdona sempre e aiuta sempre. Il suo volto è il volto non di un giudice, ma di un amico, sa capire le nostre colpe, sa capire ciò che ci umilia di più, il ripetersi monotono delle nostre colpe.
Azaria nel fuoco sentiva come Dio non lo abbandonava e nel fuoco, in mezzo al fuoco, diceva: “Non ci abbandonare, Signore, non ritirare da noi la tua misericordia” (Dn 3, 35). Non pregava per lui, pregava per tutto il suo popolo, sentiva che il suo episodio personale era un episodio da collocare, ed era in una misericordia universale che lui trovava misericordia, ed era in un aiuto universale che lui invocava, che c’era anche la propria personale redenzione.
Vedete, il Sacramento della Confessione è un Sacramento di gioia personale, ma è ancora un sentimento di gioia per tutta la Chiesa, perché il Signore ci dà il perdono attraverso la Chiesa. È attraverso la Chiesa che il Signore ci dà la moltitudine delle grazie del suo amore. Noi abbiamo ascoltato quello che ci dice il Signore e abbiamo ascoltato che è in un contesto sociale che avviene la redenzione di quel povero, buttato in carcere per i suoi debiti. Ne esce perché gli altri servi, addolorati, hanno fatto sentire la loro voce.
Ecco, il peccato contro Dio è il peccato contro la Chiesa. La salvezza ci viene da Dio per mezzo della Chiesa e non ci perdona, nel Sacramento della Confessione, solo il Signore, ma ci perdona anche la Chiesa perché, peccando, abbiamo offeso anche i nostri fratelli, abbiamo preso via da loro una grazia, abbiamo accresciuto il peso, invece di diminuirlo. Sicché, quando usciamo dalla Confessione, non c’è solo la pace che ci viene da Dio, c’è la pace che ci viene dall’armonia ristabilita con i nostri fratelli, da una situazione migliore all’interno del Corpo Mistico. Noi che abbiamo portato il nostro fardello di peccati, ora portiamo il soffio della grazia.
“Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro” (Lc 6, 36), ci ha detto Gesù. È in questo perdono accordato, è in questo perdono rinnovato per noi verso gli altri, che si instaura un prodigio di armonia e di grazia.
La Chiesa si rallegra. Se per un peccatore tutto il Paradiso è in festa, non lo è meno sostanzialmente la Chiesa e noi partecipiamo di questa letizia e noi ci rallegriamo ogni qual volta uno esce sereno dal confessionale, perché sappiamo che Dio ha in lui rinnovato i suoi prodigi, i suoi miracoli di grazia a vantaggio di lui ma a vantaggio ancora di tutti. È un guarito di più, è uno che dona sanità al corpo. La malattia è combattuta. Viene instaurata più sovrana e più forte la carità.
Ecco così, guardiamo al Sacramento della Confessione come al Sacramento della gioia profonda, come al Sacramento che veramente accresce la gioia del Corpo Mistico in te.
Guardiamo quindi che le nostre Confessioni siano veri atti di penitenza, siano fatte con tutto il cuore, siano veramente i capolavori del nostro lavoro spirituale e togliere tutti gli ostacoli, perché il Regno di Dio si affermi in noi e, attraverso noi, negli altri.
CODICE | 78BTQ01342N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 28/02/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì III Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La Confessione: il perdono attraverso la Chiesa |
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