23/03/1976 - Omelia Martedi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 23/03/1976
Omelia, Martedì III settimana Tempo Quaresima

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Dn 3,25. 34-43; Mt 18,21-35

“Il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi”. Ognuno di noi deve sempre avere davanti questi conti, perché per tutti verrà il giorno in cui si devono fare i conti, cioè quando compariremo davanti al tribunale del Signore e daremo conto di come abbiamo amministrato i beni che lui ci ha dato, quando ci presenteremo e avremo i nostri debiti. Quei debiti che, se non sono coperti, si verificherà, disgraziatamente anche per noi, la parola della parabola: “Lo diede in mano agli aguzzini”. Vorrei che pensassimo, in questa quaresima, ai novissimi, cioè a quelle grandi verità che dobbiamo ricordare, non per non badare alle cose di questo mondo, ma per badarvi meglio, perché, se sappiamo dove andiamo, sappiamo anche come si deve camminare. Vorrei che ci pensassimo spesso, alla nostra morte, che pensassimo all’inferno, che pensassimo al Giudizio di Dio, che pensassimo al Paradiso. Resta il grande principio: se tu pensi ai tuoi novissimi, tu non pecchi mai, perché tu pensi a ciò che dovrai dire a Dio, come dovrai spiegare le tue intenzioni, se tu pensi che, se fallisci la vita, c’è l’inferno, se tu pensi che, facendo i sacrifici necessari, sottomettendoti alla legge di Dio, vivendo nell’amore di Dio, tu avrai il Paradiso, cioè la stessa gloria e la stessa gioia di Dio, ecco come si cambia rapidamente tutta la tua condotta. A volte badiamo troppo a quello che dicono gli altri, siamo troppo condizionati dal giudizio che gli altri possono fare su di noi. Se pensassimo ai novissimi, come ci sarebbe più facile prescindere da qualsiasi considerazione umana! Qual è la stima da cercare? Quella di Dio. Quali sono le opere che valgono? Quelle fatte per Iddio. Quali sono gli atteggiamenti che dobbiamo tenere verso il nostro prossimo? Di bontà e di misericordia, perché, se vogliamo avere misericordia, dobbiamo dare misericordia. Se vogliamo che il Signore ci perdoni, quando tante volte insistentemente torniamo ad offenderlo, quanta carità, quanta comprensione anche nell’intimo del nostro cuore dobbiamo usare per gli altri! La parabola lo sottolinea come siamo comodi per noi stessi, ma siamo duri per gli altri. Il Giudizio di Dio è un giudizio certamente di totale comprensione, se noi abbiamo avuto questa carità del prossimo, se noi ci siamo impegnati ad essere disponibili. La nostra vita la seminiamo adesso, quella vita che è pace e tranquillità di coscienza sulla terra, ed è, passato il portone della morte, è la beata patria del Paradiso. Ecco, ecco, come dobbiamo meditare. Il peccato allora invano busserà alla nostra porta, invano verranno le passioni a sollecitarci, l’egoismo e l’avarizia li vinceremo dicendo: “La morte ci fa perdere tutto. Quando uno muore non porta dietro niente, porta solo le opere buone”. La tentazione dell’impurità la vinceremo pensando al tormento dell’inferno quando, andando contro Dio, tutto quello che è in noi subirà le conseguenze. Noi vinceremo la nostra intemperanza, noi vinceremo la nostra falsità, la nostra ipocrisia, pensando al giudizio di Dio, noi, di fronte alle gioie passeggere e superficiali della terra, penseremo alle grandi gioie del Paradiso. Vogliamo dunque che questa nostra quaresima ci richiami a queste grandi realtà, ci richiami con forza, accogliendo in noi la parola del Signore. È Gesù, che ci ama tanto, che ci indica come la nostra vitalità spirituale dipende anche da queste considerazioni. È Gesù, e, meditando sulla parola di Gesù, diventeremo tanto più forti.

CODICE 76COQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 23/03/1976
OCCASIONE Omelia, Martedì III settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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