16/03/1982 - Omelia Martedi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1982
Omelia, Martedì III settimana Tempo Quaresima

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Dn 3,25. 34-43; Mt 18,21-35

“Così anche il mio Padre Celeste farà a ciascuno di voi”. La legge è una legge di carità assoluta. Bisogna amare tutti, bisogna amare tutti e sempre.

La mentalità di Pietro è evidente, è una mentalità che concepisce il perdono come un momento di eccezione: quante volte si può perdonare? Quante volte si può fare eccezione? Gesù invece risponde che il perdono non è eccezione, il perdono deve essere una cosa continua, una cosa che si verifica sempre.

È molto facile che noi siamo nella mentalità di allora, la mentalità di Pietro. È molto facile che noi mettiamo un limite al nostro amore fraterno e che, se siamo generosi, se nella nostra giornata tutto va bene, possiamo anche lasciare andare. Siamo nella mentalità di Pietro quando il nostro perdono non è dato fino in fondo, quando non dimentichiamo, nè vogliamo mettere quella persona che ci ha offeso nel numero dei nostri amici. Perdono sì, ma un perdono che tiene troppe condizionali, che si ferma a troppe distinzioni, che, insomma, non vuole essere totale.

La ragione forte che porta Gesù fa fatica a penetrare in noi. Ma la ragione che porta Gesù e che spiega con la parabola, è che noi dobbiamo amare gli altri, perché dobbiamo amare Dio e dobbiamo entrare nel cuore di Dio. Dio che ama tutti non vuole che noi ci distacchiamo dalla pienezza del suo amore.

Noi dobbiamo amare gli altri non perché se lo meritano, non perché sono buoni, non perché hanno dei titoli, non perché sono riconoscenti, non perché ci stimano, non perché ci considerano. Noi dobbiamo amare gli altri e dobbiamo amarli perché sono amati da Dio e sono figli di Dio. Noi dobbiamo amare gli altri, dobbiamo pregare per loro, beneficarli e stare loro vicino. Vuol dire che il nostro amore allora sarà purificato e grande, sarà meritorio e bello, sarà tale che convincerà il mondo sulla nostra reale qualità di cristiani: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni con gli altri”.

È su questo amore, questo amore che perdona, questo amore che non tiene conto dei torti, che non guarda alle offese che non risponde con ingiurie alle ingiurie, che non risponde con la disistima alla disistima, che completamente è donato nell’ordine dell’amore di Cristo, del cuore di Cristo. Perché il cuore di Cristo si presenta a noi così come una fiamma. È il cuore di Cristo che ha perdonato, il cuore di Cristo che sapeva essere ascoltata la preghiera sua e, mentre lo crocefiggevano, pregava a beneficio dei suoi carnefici, di quelli che non solo lo torturavano fisicamente, ma lo beffeggiavano e lo mettevano in ridicolo.

Oh, sì, è il cuore di Gesù il modello del nostro amore, il modello del nostro perdono. Tanto più vale la considerazione quanto anche noi ci dobbiamo far perdonare dagli altri.

Il nostro orgoglio a stento prende cognizione dei nostri difetti: li dobbiamo riconoscere e, se pesiamo bene, forse è più quello che gli altri ci perdonano di quello che noi non perdoniamo loro.

Chiediamo al cuore di Gesù la grazia e la forza di essere come Lui, a somiglianza sua nella bontà e nella misericordia.

CODICE 82CFQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1982
OCCASIONE Omelia, Martedì III settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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