15/03/1977 - Omelia Martedi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1977
Omelia, Martedì III Settimana Tempo Quaresima

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Dn 3,25. 34-43; Mt 18,21-35

Uno dei punti focali di tutto l’esercizio quaresimale è la carità fraterna, perché senza lo spirito di carità Dio non ci accoglie, Dio rifiuta la sua misericordia a chi non è pronto ad aprire il suo cuore a quelli che hanno più bisogno di Lui. Ed è evidente: la carità è qualche cosa di unico. Se si ama Dio si ama anche il prossimo e soggiunge l’apostolo Giovanni: “Chi dice di amare Dio e non ama il suo fratello è un bugiardo, e la verità di Dio non rimane in lui”. Il Signore pone l’accento in una carità che più di tutte le altre carità si assomiglia alla sua: la carità del perdono, della misericordia, perché noi non potremmo mai accostarci a Dio senza la sua misericordia. Siamo tutti peccatori, tutti bisognosi estremamente di perdono e sappiamo quanto anche abbiamo abusato del perdono di Dio, perché una volta perdonati siamo tornati ai nostri peccati e abbiamo chiesto di nuovo misericordia. Così tante volte. Ecco perché per noi Dio è misericordia, è soprattutto misericordia. E quindi dobbiamo avere molta misericordia verso gli altri, verso tutti gli altri. Un torto subito, una parola ingiusta, un atto di critica, un’antipatia: quanto spesso questi motivi dividono gli animi, anche di quelli che si avvicinano all’altare a ricevere l’Eucarestia! La parola del Signore è molto forte. Vuole che noi perdoniamo di tutto cuore. E quand’è che uno ha perdonato di tutto cuore? Quando ama il suo prossimo con lo stesso amore come ama gli altri, quel suo prossimo che insomma in qualche maniera ha disgustato o offeso. Non lo si esclude dalla carità e dalla preghiera. Secondo: quando veramente ci si dimentica dell’offesa come non fosse avvenuta, come fosse totalmente cancellata. Non si perdona quando si perdona solo a parole e si tiene il rancore o una certa amarezza nel cuore. Bisogna dimenticare l’offesa. Terzo: si perdona veramente quando si cerca di far del bene a quella determinata persona. Allora si è sicuri che il perdono è stato dato. Quella persona diventa un oggetto di considerazione, di stima. Diventa tale che si prova piacere a farle del bene. Ecco, noi dobbiamo comportarci sempre così, in tutti i casi. Noi dobbiamo comportarci così, e i bambini per i loro piccoli bisticci o per le loro piccole divisioni e gli adulti per cose più serie, per impegni che con facilità si sono rotti, eccetera. Tutti. per essere così nella carità di Cristo. “ Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro” deve essere ciò che teniamo sempre davanti agli occhi. Misericordiosi come Lui. Generosi a somiglianza sua. Con un cuore dilatato. Ognuno si deve esaminare seriamente, perché non sempre si raggiunge questo punto che non è semplicemente un punto di perfezione, è un punto veramente comandato. Il Signore ci ha comandato di amare tutti, anche se avessimo dei nemici. “Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano, pregate per quelli che vi perseguitano”. Quindi acquistiamo sempre di più nella nostra carità un motivo profondo. Non dobbiamo amare gli altri per quello che sono, dobbiamo amare gli altri perché Dio ama tutti. E noi dobbiamo amare per il comando, per l’amore di Dio. E perciò non sono motivi umani quelli che ci devono spingere alla carità, sono motivi divini che restano sempre, sia che uno ne sia stato degno o no. Insistiamo quindi sull’aspetto soprannaturale della nostra carità.

CODICE 77CEQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1977
OCCASIONE Omelia, Martedì III Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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