27/03/1979 - Omelia Martedi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 27/03/1979
Omelia, Martedì IV Settimana Tempo Quaresima

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Ez 47,1-9. 12; Gv 5,1-3. 5-16

Della sua Parola. La parola di Gesù è la Parola che dà la salvezza, che dà la sanità: “Sull’istante quell’uomo guarì”. Gesù è per noi. È venuto per noi e si è dato tutto a noi. Noi possiamo attraverso la fede comunicare con Lui, possiamo avere da Lui. “Se tu avessi solo un po’ di fede”: quante volte potrebbe il Signore ripeterci questa che è per noi una tremenda responsabilità! “Se tu avessi solo un poco di fede”. Eppure la presenza di Gesù risorto è viva e operante nella Chiesa. Tutto quello che abbiamo nella Chiesa è una manifestazione di Lui, è un modo per poter essere in vivo contatto con Lui. Abbiamo la perenne grazia della sua Parola che sgorga abbondante. Abbiamo i sacramenti che sono segni, mezzi di santificazione. Sono gesti di Cristo. Abbiamo nella Santa Chiesa di Dio la guida, l’aiuto. Abbiamo la sicurezza perché uniti insieme, sotto la guida delle nostre autorità, noi possiamo essere ben certi del cammino che percorriamo. Ecco l’immagine proprio che profetizzava Ezechiele quando vedeva l’acqua che sgorgava dal tempio e inondava tutto. Era un’acqua che faceva sbocciare. Era un’acqua che faceva crescere una vegetazione meravigliosa. Era l’acqua che risanava. Ecco, è la Chiesa cioè è il prolungamento del Cristo, è la sua presenza dinamica, è la sua presenza di amore che produce tutto questo. Per cui dicevamo nel salmo responsoriale: “Con la tua presenza salvaci, Signore”, e ripetevamo col salmo 45: “Dio è per noi rifugio e forza”. Ecco è in questo senso che dobbiamo sentire che il Signore ci vuole bene, ci ama. Che non ci abbandona mai, che la ricchezza della sua misericordia non viene mai a meno. Ma come ci dobbiamo interrogare! Come ci dobbiamo interrogare sulla Parola! Come ci dobbiamo interrogare sulla fede! Come ci dobbiamo interrogare sui sacramenti! Siamo in un’abbondanza straordinaria e delle volte sembra che moriamo di sete. Siamo vicino alle acque, circondati dalle acque e siamo secchi e aridi, esprimiamo solo delle povere preghiere, aride, senza senso, abbiamo una vita grama, tirata, senza entusiasmo e senza slancio. Una vegetazione meravigliosa diventa senza dubbio non il nostro simbolo, ma il nostro rimprovero. Noi abbiamo bisogno in questa quaresima di rivedere i mezzi della grazia, come sono adoperati; i mezzi della Parola, come sono vissuti; i mezzi della collaborazione nostra col Signore, come sono usati. Abbiamo cioè bisogno di un vivo esame di coscienza che ci faccia capire come dobbiamo saper approfittare. Quel paralitico erano trentotto anni che era ammalato. Un tempo lunghissimo. La malattia porta a un tempo lungo, sembra corto quando si sta bene, sembra lungo quando si sta male. Trentotto anni: è il simbolo della nostra malattia, è il simbolo della nostra stanchezza, è il simbolo del nostro trascinarci. Abbiamo bisogno di accogliere le acque, di accoglierle spalancando il nostro cuore. Allora veramente i frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. Ecco, è la prospettiva viva. Guardare il sacramento dell’Eucarestia, come lo riceviamo. Guardare il sacramento della Penitenza, guardare come viviamo i sacramenti permanenti, il Battesimo e la Cresima. Approfittare, volere, nutrirci, camminare con la grazia e la misericordia del Signore.

CODICE 79CSQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 27/03/1979
OCCASIONE Omelia, Martedì IV Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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