Nm 21,4-9; Gv 8,21-30
“Voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato”. Il problema della vita cristiana è anche un problema di salvezza, perché questa vita deve portarci alla salvezza. “Che cosa conta all’uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l’anima?”. È il problema della salvezza dell’anima. Problema che tra i problemi è il primo. Bisogna arrivare alla salvezza dell’anima. Troppo noi ci affanniamo e ci preoccupiamo di questa vita. E questa vita passa. Il tempo fugge rapidamente. Questa vita passa e non torna indietro. Quello che ieri era giovane ora è vecchio. Bisogna arrivare alle conclusioni. Bisogna arrivare a delle conclusioni che sono senza via per fuggire. Non si fugge. Il tempo è prezioso perché è col tempo che noi compriamo l’eternità. È con le opere buone, veramente buone, quelle che piacciono veramente al Signore, che noi possiamo ottenere la vita eterna. Non quelle opere che il mondo dice buone, non quelle opere che uno illuso dice di aver fatto. Dio non accoglie che le opere fatte per Lui. Il pensiero della morte è un pensiero che ci deve stare davanti, perché del tempo Dio ce ne dà quanto vuole. All’improvviso può toglierlo. È la morte, la cessazione del tempo. E noi dobbiamo essere sempre pronti, perché la morte viene come un ladro e subito dopo vi è il giudizio. La meditazione della morte deve essere una meditazione molto necessaria, assolutamente vitale, per distoglierci da tutte le illusioni di questo mondo. Passa tutto, fugge tutto. Solo rimane quello che è di Dio. Ecco allora che nasce il discorso sullo stato vero della nostra anima, delle nostre responsabilità. Ognuno ha delle responsabilità. I genitori hanno la responsabilità dei genitori. Gravi, terribili. La responsabilità l’hanno i figli. La responsabilità l’hanno quelli che detengono un posto. La responsabilità. Non per quello che possono commentare gli uomini: le lodi degli uomini non contano nulla, sono un soffio di vento che se ne va. E così i biasimi degli uomini. Uno ha quello che Dio approva, solo quello. Di qui il peso della nostra anima, di qui il criterio per giudicare la nostra anima. Voi lo ricordate il re di Babilonia al quale apparve la scritta sul muro: “Sei stato pesato e sei stato trovato scarso di peso dalla giustizia di Dio”. Voleva fare. No. In quella notte avvenne la tragedia. È inutile che ci illudiamo di parole vuote, che conduciamo una vita ben scarsa di merito, tirata via. Di fronte alla giustizia infinita di Dio, ognuno di noi si deve sentire tremare, perché Dio è infinita purezza e trova delle macchie anche negli angeli. Ecco, la conversione quaresimale. La vera conversione che dobbiamo attuare. Non una finta conversione, non un toccare i problemi dell’anima nostra solo superficialmente, non accontentarsi di alcune cose. Noi dobbiamo, davanti a Dio, rendere conto di tutto. E sono le sue parole, le avete sentite. È l’infinita bontà di Gesù, ma dice così: “Mi cercherete. Non mi troverete e morirete nei vostri peccati”. Ecco, il problema della nostra anima è dunque il problema massimo, il problema più serio, è il problema che non possiamo rimandare. Lo stato della nostra anima. Può essere uno stato di peccato ignorato. Può essere uno stato di superficialità e di mediocrità. Può essere uno stato in cui non abbiamo valutato abbastanza quello che dobbiamo fare. Ecco, pensiamoci stasera, perché non arriviamo al troppo tardi.
CODICE | 77CUQ013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 29/03/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì V Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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