Gv 11, 32-45.
“Gesù scoppiò in pianto”.
Certi dolori sono così forti, così duri, certi dolori domandano una fede grande, una fede grande in quel Cristo Signore che ha pianto per il suo amico, in quel Cristo Signore che ha detto ancora: “Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me anche se morto vivrà”.
E’ una grande speranza e una grande certezza, la certezza di chi è in Cristo, la certezza di chi ha sperato in Lui, di chi ha fatto del proprio cristianesimo una conquista e una generosa pratica.
Bisogna che tutti noi oggi ci raccogliamo in preghiera ed oggi il nostro ricordo di Claudio sarà un ricordo di preghiera, perché il modo per parlare con lui, per parlare di lui è parlare a Dio, è trattare con Dio. Tutto il resto è buio, tutto il resto non ha senso, tutto il resto è troppo spesso solo un’illusione.
La fede, la necessità della fede, la gloria della fede, la certezza della fede: il Signore Gesù ce lo ha detto, con la sua morte ha distrutto la nostra morte, con la sua risurrezione ha dato senso al nostro operare.
Vorrei che la preghiera fosse una continua comunicazione: preghiamo per lui, lui in Dio ascolta la nostra preghiera e ci sarà vicino, sarà vicino particolarmente ai suoi cari, tanto vicino, con tanta forza, con tanta comprensione, la comprensione del loro dolore, la comprensione della loro angoscia e del loro smarrimento.
E noi li assicuriamo che anche noi vogliamo intercedere presso Dio perché il loro dolore possa avere una forza, perché la loro solitudine possa avere un conforto.
Preghiamo, noi siamo vicini e vogliamo in questa Messa porre non solo la nostra offerta di fede, ma anche il nostro proposito di bene, di carità e di amore.
CODICE | 87ERO01364F |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 26/05/1987 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì VI settimana di Pasqua – Funerale |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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