09/05/1989 - Omelia Martedi VII Pasqua Nov Pent 5

At 20,17-27; Gv 17, 1-11.

La certezza che riempie di gioia: Gesù è con noi, e davanti al Padre intercede per noi. Intercede! Lui alza le mani già trafitte dai chiodi, alza il cuore che è stato trapassato dalla lancia. Oh, il Padre non può non ascoltare la sua preghiera! Una preghiera onnipotente. Non ci dobbiamo mai dimenticare di questo: che Gesù è il nostro Avvocato, è quello che ci difende, è quello che presenta le nostre richieste, le nostre richieste povere, umili, fatte male, ma che Lui rende degne con la sua voce, con la sua offerta, ricordando al Padre il suo martirio. L’impegno nostro allora è aprire il cuore a tanta fiducia. Quando diciamo che lo Spirito Santo viene in noi, dobbiamo spiegarci sempre la grande verità: è l’amore infinito che si posa sul nostro cuore, è l’amore infinito che ha compassione di tutti, che cerca particolarmente i piccoli e i miseri, cerca i peccatori per ricondurli al Padre. Non siamo abbandonati. Come Gesù ha pregato nel Cenacolo dicendo: “Padre, io prego per loro” (Gv 17,9), così ripete ancora la parola, prega per noi. Quanta soavità! Quanta speranza! Quanta ricchezza ci possiamo aspettare! Ricordiamo la sua parola: “Se avrete tanta fede come un granello di senape, potete fare i più grandi miracoli” (Cfr Mt 17,20). Guardiamo alla Madonna, alla sua fede, una fede così profonda e così forte. Proponiamoci di stare vicino a lei perché ci ispiri i sentimenti di confidenza, perché ci faccia sentire l’amore di Dio, perché ci ricordi sempre tutti i benefici che abbiamo ricevuto, tutte le meraviglie con cui il Signore ha arricchito la nostra vita. Quante meraviglie! Noi sappiamo che se siamo vicini a Lui è per suo dono. Animiamoci dunque e, come la Madonna, aspettiamo la sua venuta: una venuta di amore, una venuta di benedizione, una venuta che contiene tante e tante miriadi di grazie. Ringraziamo già fin d’ora di quello che abbiamo ricevuto, per ricevere sempre di più.