23/07/1985 - Omelia Martedi XVI Ord Campeggio femminile

Es 14, 21-31; Mt 12, 46-50

Tra le persone di questo mondo quello che il Signore ha fatto lo sappiamo: ha fatto un’opera di misericordia. La persona che ha amato di più è stata sua Madre e per lei ha fatto delle meraviglie. L’apparente durezza con la quale Gesù tratta sua Madre è invece uno dei tratti del suo meraviglioso amore. Gesù l’ha voluta associare a tutta la sua vita, a tutta la sua passione e alla sua morte. Gesù ha provato l’abbandono del Padre, Gesù ha provato la lotta contro tutte le potenze delle tenebre. Gesù ha associato sua Madre a questo stato d’abbandono e a questa lotta, perché l’ha voluta incoronare Regina di tutti i Santi, Regina dei martiri.

Noi temiamo sempre ciò che è sofferenza e non capiamo perché il Signore ce la domanda, non capiamo perché, come dice San Paolo, “siamo carnali”, vediamo le cose solo umanamente, vediamo le cose in una prospettiva solo superficiale. Ecco, il Signore invece ha il cuore pieno d’amore e ci vuole unire a lui. Pensiamo come dobbiamo stare uniti a lui nella lotta contro le tentazioni, come dobbiamo essere decisi e forti. Non sarà premiato, se non è uno che ha lottato e ha vinto. Dobbiamo pensare che le nostre tentazioni le vinciamo nell’amore, nello stare uniti all’amore di Gesù e dobbiamo evitare qualsiasi forma d’evasione e di debolezza, perché dobbiamo sempre interrogarci come resistiamo alle tentazioni, soprattutto a certe tentazioni, soprattutto a certe forme subdole: la tentazione dell’orgoglio, la tentazione della sensualità, la tentazione dell’ipocrisia, la tentazione dell’invidia. Quanto spesso ci giustifichiamo! E cerchiamo dei pretesti per non essere decisi.

Questa sera dobbiamo proprio proporci questa decisione, questa forza di decisione, questa continuità di decisione. Dobbiamo impegnarci perché le tentazioni siano vinte nell’amore, siano vinte completamente, siano testimonianza d’amore.