Gl 2,12-18; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1- 6.16-18
Due motivi ci devono spingere a far bene questa quaresima. Il primo motivo è la vergogna dei nostri peccati, perché è una vergogna che dobbiamo sentire profondamente, è uno schiaffo, perché noi abbiamo ricambiato l’amore benefico di Dio con una paradossale ingratitudine, perché noi abbiamo ricambiato le tenerezze del suo amore e non abbiamo corrisposto, anzi, abbiamo ripetuto i nostri peccati insolentemente, pesantemente, con una leggerezza incredibile. La vergogna dei nostri peccati ci deve far sentire che, se non purifichiamo noi stessi, se non ci adoperiamo per migliorarci radicalmente, torneremo al peccato, torneremo alle forme più odiose di ingratitudine. Sentiamo che, se non acquistiamo un orrore forte del peccato, se non lo chiediamo a Dio come una grande grazia, la nostra debolezza è tanto grande, è spaventosa, e torniamo a peccare con la massima indifferenza, quasi il peccato fosse una passabile debolezza. Sappiamo che il peccato è chiamato dalla Scrittura “delitto”, e come tale dobbiamo cercare di capirlo. Non si può, non si deve tornare a questo vomito periodico che travaglia la nostra vita spirituale e ci rende inattivi o ci rende supremamente deboli. Ecco la purificazione penitenziale che la liturgia ci presenta, che la Chiesa ci domanda, è qualche cosa dunque di molto necessario e vitale. E allora da questa sera chiediamo molto perdono al Signore dei peccati e diciamoci disposti a scontarli, a redimerli, unendoci a Gesù penitente, a Gesù che si è caricato di tutti i nostri peccati e, sotto il peso di questi peccati, ha agonizzato. “Triste è l’anima mia”: sono le sue parole, “fino a morirne”. Ed è morto, sì. Ha dato tutto il suo Sangue in isconto dei nostri peccati perché non tornassimo a peccare. E il secondo motivo per far bene questa quaresima è la nostra vocazione battesimale. Noi siamo stati battezzati in Cristo Gesù, cioè siamo stati battezzati per essere come Gesù. La nostra vocazione è una vocazione di conformità. Dobbiamo essere come Gesù a lode del Padre, a bene dei fratelli e del mondo. Far bene la quaresima vuol dire andare verso la Pasqua, salire a Gerusalemme, cioè unirci più strettamente al Signore. Se noi in questa quaresima insistiamo nelle opere di preghiera, in un maggiore silenzio di raccoglimento, in maggiori opere di carità, noi ci rendiamo più adatti a incontrarci a livello profondo con la grazia di Dio, a diventare più simili a Gesù Cristo, a realizzare noi stessi, a non essere in una perpetua crisi di identità. Il cristiano deve essere un altro Cristo. Ma per arrivare qui quanto lavoro! Quanto desiderio! Quanto sforzo! Ecco, è ciò che la quaresima ci presenta. Torna catecumeno. Va' verso la grazia grande della tua unione con Cristo. Va' incontro a Cristo, perché Lui ti ama tanto che non solo ti inonderà della sua misericordia, ma con la sua potenza di redentore, con la sua forza di risorto, ti trasformerà mediante il suo Spirito. Ti trasformerà e avrai così la gioia di fare veramente Pasqua, una Pasqua che sia davvero il passaggio, la conquista, la gioia grande.
CODICE | 79BTQ0134YN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 28/02/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì delle Ceneri |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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