Gio 3,1-10; Lc 11,29-32
Quando si parla di conversione si parla di cuore. Si parla di un cuore duro o di un cuore aperto, sensibile. Questa sera noi dobbiamo invocare dallo Spirito Santo un cuore sensibile alle sue ispirazioni. Perché, quante volte nella scrittura sono condannati coloro che hanno un cuore duro! Cioè coloro che, presi dalle loro passioni, rifiutano di cambiare pensiero, di cambiare atteggiamento e vogliono perseverare, dicono loro, nelle idee che sembrano giuste; ma non è che ci possa essere un’idea giusta quando è un no pronunciato apertamente o tra i denti alla volontà di Dio. Dicevo, sono le loro passioni: basterebbe che facessero un po’ di silenzio in loro stessi, basterebbe che invocassero di vero cuore lo Spirito, perché capirebbero in quali sofismi, in quali sbagli, in quali tranelli sono caduti. Un cuore puro si apre quasi naturalmente a Dio. Un cuore puro! La liturgia di oggi porta degli esempi di coloro che ebbero un cuore sensibile. Confrontiamoci, perché, quando pensiamo alla conversione, pensiamo agli altri e invece ognuno di noi deve proporsi il problema della conversione e il problema del cuore secondo che abbiamo visto nell’acclamazione al vangelo “Ritornate a me con tutto il vostro cuore, perché io sono buono e misericordioso”. In che cosa noi dobbiamo compiere, in che maniera dobbiamo compiere una conversione? Quanto dobbiamo guardarci fino in fondo! Durezze contro la carità, poca attenzione alla preghiera, poca pazienza, poca applicazione al dovere, un’alternanza di cadute e di propositi troppo deboli, in che cosa ci dobbiamo convertire? Ecco lo Spirito Santo è in noi, la sua azione è continua, la sua voce risuona soave e certa. Ci siamo abituati ad ascoltare la voce dello Spirito? Ci siamo abituati a dirgli di sì anche quando questo è contro la nostra persuasione? Abbiamo creato un’atmosfera nel nostro cuore propizia all’ascolto? Oh, quanto dobbiamo sentirci impegnati! Perché sta tutta la nostra perfezione di bene, sta tutto il nostro progresso: ascoltare lo Spirito, “Vieni, o Santo Spirito!” È Lui che parla, è Lui che ci fa ascoltare, è Lui che ci dà la forza. “Vieni, o Santo Spirito!” L’uomo è salvo non nei suoi pensieri, è salvo nella verità di Dio. L’uomo è salvo non nel suo amore, ma nell’amore che viene da Dio. L’uomo aiuta gli altri non per propria capacità o propria saggezza, ma per quello che riceve da Dio. Quanto, dunque, ci dobbiamo allenare al ricevere, all’ascoltare, a sapere essere docili.
CODICE | 80BSQ01340N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 27/02/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì̀ I settimana Tempo di Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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