Onoriamo un santo, S. Antonio abate, che ha tradotto subito, totalmente le parole che il Signore ha detto: quando, giovane di diciotto anni, entrò quella volta in Chiesa e sentì queste parole, le sentì come proprie, le intese come rivolte unicamente a se stesso, e andò, si privò di tutto, ed era ricco, e si donò a una vita perfetta: “Se vuoi essere perfetto”.
Lui ha ascoltato questo invito ed è diventato un santo, un santo di proporzioni grandiose, un santo che è stato la benedizione del suo tempo ed è stato l’ammirazione dei secoli dopo.
Anche il suo tempo era un tempo difficile, un tempo nel quale la cristianità era totalmente divisa su una questione dottrinale di primo piano: c’erano gli eretici, gli ariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo; erano appoggiati al potere dell’imperatore. Per i cattolici fedeli non era una vita facile. S. Antonio è andato nel deserto, ha vissuto lunghi anni nella penitenza e nella preghiera, ma non è stato assente: periodicamente scendeva in mezzo alla lotta, periodicamente portava la sua parola luminosa e il suo esempio di vita che non si poteva discutere. Ha fatto un bene immenso alla Chiesa.
Chi prega diventa forte, chi segue i comandamenti di Dio non solo perfeziona se stesso, ma perfeziona gli altri. Noi sempre di più dobbiamo capire che, legata alla nostra vita spirituale intima, sta tutta la nostra azione e la nostra carità. Non si è cristiani a metà e non si diventa cristiani fermandoci solo a dei gesti esterni di devozione e di partecipazione. Il vero cristiano è uno che vive di Cristo, e vivendo di Cristo acquista la mentalità di Cristo, il gusto di Cristo, impara passo per passo a identificarsi col Signore Gesù.
Io vorrei che fosse questo il frutto della nostra festività di S. Antonio: realizzarci cristiani autentici, cristiani nel nostro intimo, nella nostra convinzione, nell’obbedienza soave a quello che esige da noi l’amore di Dio, che noi potessimo, passo per passo, essere sempre più vicino a Cristo, sempre di più con Lui e sempre di più così essere veramente un sol cuore col Signore per irradiarlo nella nostra vita.
Abbiamo bisogno di veri cristiani, non abbiamo bisogno di cristiani a metà, ipocriti, non abbiamo bisogno di cristiani formali: abbiamo bisogno di chi sa tradurre il vangelo nella propria vita, secondo la propria vocazione. S. Antonio ha avuto la vocazione alla perfezione, a una vita di rinuncia totale: non è la sola strada. Una vita di famiglia fatta così nella fede, nell’umiltà del lavoro, nell’onestà, nella generosità, nell’adempimento dei propri obblighi, nell’essere cioè in tutto cristiani, nell’essere in tutto forgiati dalla carità soprannaturale di Cristo.
Ecco, la nostra strada è questa, la strada del Vangelo: a ognuno il suo, a ognuno il proprio stile di vita, la propria chiamata, il proprio dovere. A ognuno di noi la fiducia che con Cristo raggiungeremo veramente la felicità, la completezza della nostra vita.
Ecco, come diceva prima il salmo responsoriale, “Signore, tu sei la parte mia di eredità, nelle tue mani è la mia vita”: porre la nostra vita nelle mani del Signore perché sia vera, sia efficace, sia santa.
CODICE | 79AGO01330N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 17/01/1979, Sant’Antonio abate |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì II settimana Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La vita interiore principio della nostra azione e della carità |
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