Ger 18,18-20; Mt 20,17-28
Salire a Gerusalemme. Gli dirà Pietro: Ma perché sali? Se sei così sicuro che là ti condanneranno a morte? Sarai schernito, flagellato e crocefisso. Ma perché sali? Chi ti costringe? E il ragionamento sul piano umano era logico, ma Gesù aveva un’altra logica. Aveva la logica di un amore fortissimo e grande. Aveva la logica di chi vuol donare, di chi vuol beneficare anche gli ingrati, i peccatori, coloro stessi che tramano contro la sua vita.
Dobbiamo capire bene. Gesù vuole salire perché deve compiere la volontà del Padre. Ci dice un altro evangelista che, salendo verso Gerusalemme, sembrava impaziente di arrivare, era in testa al gruppo, camminava forte. Oh, l’amore della croce, quando la croce è l’oblazione di una carità divina!
Noi lo sappiamo bene: dobbiamo essere suoi discepoli e noi dobbiamo salire alla nostra Gerusalemme. Noi non abbiamo quello che Gesù ha avuto, ma per noi salire a Gerusalemme, vuol dire salire a quella maturità, a quella completezza di vita cristiana, a quel cristianesimo autentico che noi chiamiamo con un nome solo: diventare santi.
Diventare santi comporta uno sforzo, comporta uno sforzo perseverante, diurno e notturno, comporta uno sforzo contro le nostre inclinazioni, contro tutto quello che in qualche maniera fa ostacolo, perché, più uno vuole andare in alto, più satana pone gli ostacoli. Andare a Gerusalemme, per noi vuol dire essere decisi e non fermarci ai sacrifici quotidiani che si richiedono per essere del Signore. Non fermarci, non cercare delle vie che non conducono dritto, ma delle vie storte e oblique.
Anche a noi, ripete ancora Giovanni Battista: “Drizzate le vostre vie”. Il Signore si cerca così.
La nostra volontà, lo sappiamo bene, dobbiamo irrobustirla, il nostro cuore dobbiamo aprirlo di più all’ideale, la nostra umiltà deve fiorire per vincere ogni autonomia sciocca e sbagliata. Dobbiamo camminare, camminare forte.
Ecco allora che cosa dobbiamo promettere al Signore: di saperlo seguire, di non fermarci in un cristianesimo di comodo, in un cristianesimo di compromesso, in un cristianesimo pauroso e timido. Fare una vita cristiana limpida, forte, generosa. Non spaventarci delle difficoltà di trovare gli spazi della nostra preghiera, di vincere certi difetti che sembrano invetriati e così confitti nell’anima nostra, da sembrare invincibili. Non fermarci. Dal cuore di Gesù esce un torrente di amore: ci vuole santi, ci promette il Suo aiuto, ci assiste con il suo amore. In esso abbiamo una grande, magnifica, continua confidenza.
CODICE | 82C9Q01341N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, data 10/03/1982 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì II settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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