Ger 18,18-20; Mt 20,17-28
Il Figlio di Dio si è fatto uomo e noi sappiamo la grande finalità che si è proposto: dare gloria al Padre, riparare l’offesa fatta a Lui, arrivare alla salvezza degli uomini. La vita di Gesù è tutta qui: per la gloria del Padre, per amore degli uomini. Lui stesso lo ha più volte sottolineato: dare la sua vita per la salvezza di molti. Quanto amore aveva Gesù al Padre suo e quanto amore ha avuto per noi! È venuto per servire cioè è venuto ad essere servitore della salvezza, è venuto come uno schiavo per rendere noi liberi. Ecco, è qui tutta l’intenzione di Gesù, tutta la sua volontà e perciò logicamente, quando Giacomo e Giovanni gli chiedono di partecipare al suo Regno, Gesù risponde con una domanda: “Potete bere il calice che io berrò?”, cioè potete accettare le sofferenze, il travaglio, potete accettare questo tormento di sforzo, questa angoscia, che può arrivare fino al martirio? Ecco, Gesù nella risposta ai due apostoli segna la strada per tutti i cristiani. Un cristiano è al mondo per seguire Gesù. E più sarà fervoroso, più vorrà seguire Gesù. Un cristiano non ha di mira i beni terreni, non ha di mira un benessere passeggero. Certo, vuole il bene di tutti, ma vuole soprattutto la salvezza di tutti. Ed è in questo ordine che il cristiano si pone nella sua preghiera, nei suoi interventi, nelle scelte della propria esistenza. Sente che deve essere come Gesù. Sente che deve fare, che deve agire come ha agito Lui, che non si deve fermare ai dolori della vita e alle prove della vita, ma deve saperli superare in questa visione finale. Sente che non è cristiano per stare sempre bene quaggiù, non è cristiano per vivere una vita egoista, non è cristiano per avere solo delle speranze quaggiù. È cristiano per realizzare e continuare Cristo. Tornano le parole del Signore: “Guardate bene dove è il vostro tesoro, perché dove è il tesoro ivi è il cuore. Abbiate il vostro tesoro nei cieli”, continua Gesù, “perché là nessuno ve lo può strappare”. Cos’è questo tesoro se non la partecipazione piena al Regno di cui parla Gesù? Se non la partecipazione di quella sorte di cui Lui parla con la madre di Giacomo e di Giovanni. Ecco, la meditazione è molto forte e molto viva. Un cristiano vive per l’eternità. Non disprezza le cose di quaggiù, ma le sa usare per le cose di lassù. Un cristiano realizza quindi il superamento del piacere sensibile in vista delle grandi finalità della vita spirituale, quelle che Gesù chiama le finalità del Regno. Noi dobbiamo essere cristiani con pienezza, noi dobbiamo essere cristiani con forza, noi dobbiamo essere cristiani con perseveranza. Ritorna il Salmo responsoriale: “Tu sei il mio Dio. Nelle tue mani sono i miei giorni”. Ecco, così nella certezza che il Signore, Dio fedele, ci riscatta e ci salva sempre e fa della nostra vita il capolavoro della sua misericordia.
CODICE | 79CDQ01341N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 14/03/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì II Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS