22/02/1978 - Omelia Mercoledi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 22/02/1978
Omelia, Mercoledì II settimana Tempo Quaresima - Festa Cattedra di San Pietro

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Ger 18,18-20; Mt 20,17-28

È la festa della Cattedra di san Pietro. L’espressione è molto evidente: indica la festa su quella che è stata l’istituzione di Gesù, di mettere sulla cattedra, cioè al comando della Chiesa, il Papa, Pietro e i suoi successori, i quali devono guidare la Chiesa, la devono preservare dagli errori, la devono istruire con la Parola stessa del Signore, essere dunque quello che in una casa è il fondamento. Una casa non sussiste senza il fondamento, la Chiesa non sta su, se non è poggiata su Pietro, perché a Pietro è stato detto: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18).

Ecco perché è giusto che sentiamo vivamente la nostra posizione esatta, la nostra autenticità. Che cosa ci distingue dagli altri cristiani, cioè da coloro che più o meno credono in Gesù Cristo, da coloro comunque che si dicono suoi seguaci? Noi ci diciamo cattolici, perché accettiamo questa rivelazione di Gesù, che a fondamento della Chiesa c’è il Sommo Pontefice, con lui i Vescovi che agiscono all’unanimità con lui.

Perciò noi sottolineiamo l’obbedienza come una grande virtù, una virtù che va secondo questa traccia chiaramente indicata dal Signore. Lui è stato obbediente al Padre suo, non ha mai fatto la sua volontà: Gesù è stato obbediente anche quando l’obbedienza gli è costata il tormento, la rinuncia ad ogni soddisfazione e ad ogni rivalsa e chiede anche a noi uguale virtù. Noi dobbiamo essere obbedienti al Padre e, per essere obbedienti al Padre, dobbiamo essere obbedienti alla Chiesa. “Chi ascolta voi ascolta me”, ha detto Gesù , “Chi disprezza voi disprezza me” (Lc 10, 16).

Perciò è molto evidente questo principio, che chiamiamo della gerarchia della Chiesa, che la Chiesa è appoggiata al magistero della Chiesa stessa, che il Signore ha posto dei fondamenti dai quali non si può prescindere. La pietra di paragone delle verità rivelate sta nella Chiesa. Il cristianesimo autentico non esce come una considerazione dei singoli, come un’opinione dei singoli o di singoli gruppi, non è quello il cristianesimo, perché il cristianesimo non è né una filosofia, né una sociologia: il cristianesimo è una rivelazione fatta per mezzo di Gesù Cristo, che ha dato la sua rivelazione e l’interpretazione della sua rivelazione alla Chiesa. Quindi formarci cattolicamente vuol dire sentire con il Papa, vivere nell’obbedienza al Papa, muoverci solo in questa obbedienza. Assistiamo adesso nella Chiesa a molte, troppe evasioni da questo principio, per cui abbiamo non dei teologi, abbiamo dei teologastri, che pretendono, perché hanno fatto uno studio scientifico sulla rivelazione, di dettare leggi e di essere loro che guidano la Chiesa ma, quando non sono in consonanza con il magistero della Chiesa, valgono meno che niente, sono degli eretici. Non lo vogliono il titolo, ma lo sono: sono degli eretici, cioè di coloro che negano la fede, che abusano del loro titolo di studio per dire non la dottrina autentica, ma una loro elucubrazione così, frutto forse della loro buona fede, ma frutto ancora più probabilmente del loro orgoglio.

Stare con la Chiesa, vivere con la Chiesa, agire con la Chiesa. Questo deve essere il nostro motto. E tutti quei gruppi che si discostano dalla Chiesa gerarchica, che giudicano la Chiesa gerarchica, che si mettono di sopra al Papa e ai Vescovi, che vogliono indicare una strada in contrasto e in contraddizione, sono nella falsità, sono dei falsi profeti, dei falsi profeti.

Allora cosa dobbiamo fare in questo momento della Chiesa, celebrando la Cattedra di san Pietro? Dobbiamo accrescere il nostro amore alla Chiesa e al Papa, dobbiamo crescere l’amore, pregando perché siano sempre straordinariamente illuminati di Spirito Santo. Dobbiamo pregare anche per coloro che se ne discostano, perché capiscano il loro errore.

Da parte nostra coltivare l’obbedienza alla Chiesa, l’obbedienza alla Chiesa, l’obbedienza al Papa e al Vescovo, anche al Parroco in quanto, unito con il Vescovo e con il Papa, guida la Chiesa locale. Un senso di fede, un senso di generosità ci deve guidare, perché se non siamo uniti con il nostro Vescovo, con il Papa, se formiamo dei contrasti, noi siamo nell’errore, non possiamo celebrare l’Eucarestia che è simbolo di unione, noi siamo sbandati.

Preghiamo dunque perché venga sempre di più l’unità, la gioia dell’unità, la forza dell’unità.

CODICE 78BNQ01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 22/02/1978
OCCASIONE Omelia, Mercoledì II settimana Tempo Quaresima - Festa Cattedra di San Pietro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Obbedienza alla gerarchia della Chiesa
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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