Ger 18,18-20; Mt 20,17-28
Tutto il discorso è sulla felicità, perché l’anima nostra tende con tutte le forze alla felicità, cerchiamo in ogni nostra azione di accontentarci. Ma dov’è la vera felicità? Gesù risponde a Giacomo e Giovanni che la felicità l’avranno, ma devono prima bere il calice, cioè accettare la prova e il dolore. Arriveranno alla felicità, a una felicità che non possono neanche immaginare, a una felicità piena. Ecco, il Signore dice che la vera felicità qui in terra sta nel fare la volontà di Dio, ed è la strada per arrivare alla vera e piena felicità, che è unicamente quella dell’eternità, del paradiso. Noi facciamo fatica. E Gesù lo ha compreso. Non ha sgridato i due per la loro ambizione. Li ha solamente corretti, così come ha corretto gli altri. Il Signore sa che il peccato ha sviato completamente l’indirizzo della vita degli uomini, che sognano una felicità che non possono raggiungere, che credono alla felicità del mondo, alla felicità delle ricchezze, alla felicità delle ambizioni e degli onori, alla felicità nell’accontentamento delle cose che solleticano la nostra sensualità. In realtà siamo portati vorticosamente verso questa posizione. Ed è qui: “Potete bere il calice che io sto per bere?”. Quanto costò al Signore bere questo calice! Dovette venire un angelo del cielo a sostenerlo. E sudò sangue! Non è stato facile neanche per Lui. È stato terribile. E noi Lo contempliamo nei dolori della sua Passione proprio per prendere slancio e forza per superare le nostre difficoltà. Abbandonare il mondo e le cose del mondo per seguire decisamente la via del Signore. Soprattutto è dura in certi momenti. Noi diciamo che, se non si sta attenti, si va in crisi. La crisi dell’adolescenza, la crisi della gioventù è soprattutto evidente. Ci si stanca di fare il bene, ci si stanca di seguire il Signore, ci si stanca di esercitare le virtù, si guarda alle ingannevoli apparenze del mondo. Il mondo ha molti colori, ha molte luci false. Il mondo grida molto e il mondo ha molte voci da farsi udire. Molte voci! È necessario saper credere alla Parola di Dio. Sono tutte illusioni. Sono tutte cose che passano e lasciano più stanchi di prima. Non risolvono la vita, non risolvono i problemi della vita. E la vita è una cosa seria, non è un’illusione. La vita va affrontata con coraggio e con perseveranza. Va affrontata tenacemente. E allora bisogna dire spesso al Signore che non permetta che ci separiamo da Lui. E tener duro, tener forza, perché così si va avanti e così si capisce che si riceve in questa vita molta maggiore gioia, molta maggiore pace nel servizio di Dio. E allora si capisce che la vita è bella, ma nel saper superare se stessi, nel saper vincere le difficoltà, nel darsi a Dio. Ecco, stasera restiamo in questa riflessione: tutto e sempre per il Signore. Niente per il mondo. Il coraggio di seguirlo sempre, la forza per non tradirlo mai.
CODICE | 77C8Q013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 09/03/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì II Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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