Anche noi abbiamo ricevuto la parola e l’abbiamo ricevuta più volte.
La meditazione immediata e forte ci porta allora ad una ben precisa revisione di vita. Come riceviamo la parola? Quale frutto ne portiamo?
Perché si parla proprio di frutto, cioè di qualche cosa che è ben concreto, che è buono, che è vitale. Non è un frutto una buona intenzione, non è un frutto un proposito posto e non mantenuto, non è un frutto una vita insipida e senza forza. È un frutto una vita che sia attiva, pronta, ricca di opere buone. Il nostro frutto sono le opere buone, secondo quanto Gesù stesso ha detto: “Io vi ho posto perché portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
Allora è proprio qui dove la nostra revisione di vita si sostanzia fino in fondo. Riceviamo la parola di Dio nella comunità: è nella comunità parrocchiale dove noi dobbiamo dare questi frutti, è nella comunità parrocchiale dove noi dobbiamo dare testimonianza, è nella comunità parrocchiale dove noi ci dobbiamo sentire sommamente impegnati.
Questa nostra insistenza di preghiera a S. Giovanni Bosco è proprio perché l’oratorio sorge nella parrocchia, sorge per le necessità della parrocchia, sorge perché tutti possano così avere un ausilio prezioso. E l’oratorio inserito nella parrocchia dovrà vivere della parrocchia, dovrà germogliare per la parrocchia, dovrà essere come il terreno buono nel quale si può germogliare, si può crescere, si può fruttificare bene.
Perciò l’oratorio deve sorgere in questa viva partecipazione comunitaria. Dobbiamo sentire sempre di più la comunità come una nostra opera: la parrocchia vive di tutti, vive del contributo di tutti, la parrocchia si deve affermare e snodare proprio in questo senso.
Ed è perciò che noi dobbiamo chiedere al nostro santo che ci faccia sentire il nostro posto, la nostra responsabilità, che il nostro impegno si maturi organicamente, insieme. Un lavoro fatto insieme. Un lavoro interiore nostro che è un acconsentire, un collaborare, un impegnarci perché la parola di Dio fruttifichi in noi. È un discorso d’insieme, perché il seme della parola di Dio ci unisca e ci faccia fruttificare insieme.
Ed è per questo che dobbiamo vincere il nostro egoismo, che dobbiamo vincere i nostri particolarismi ed è per questo che dobbiamo collaborare col sentimento profondo della nostra partecipazione alla Messa e come la Messa è un unico sacrifico, così le nostre opere buone realizzino un’unità di intenti e di forza, un’unità per la redenzione e per la salvezza.
Ecco allora che ognuno di noi capirà la sua responsabilità di non essere strada, dove la parola di Dio viene portata lontana da satana, di non essere terreno sassoso, dove i germogli presto si inaridiscono, di non essere un terreno da spine perché si soffoca: essere un terreno buono per portare molto frutto, nella misura maggiore possibile.
CODICE | 74AVO01332N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 30/01/1974, Mercoledì III Ord |
OCCASIONE | Omelia, Preparazione festa di S. G. Bosco, PROGETTO ORATORIO |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Il frutto della Parola sono le opere buone |
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