21/03/1979 - Omelia Mercoledi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1979
Omelia, Mercoledì III Settimana Tempo Quaresima

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Dt 4,1. 5-9; Mt 5,17-19

“Chi osserverà e insegnerà i precetti sarà considerato grande”. È sempre lo stesso insegnamento, martellato, perché non si dà generosità, non si dà perciò amore, se non si praticano i comandamenti. Purtroppo siamo portati a trasgredire, siamo portati a minimizzare la trasgressione, siamo portati a mimetizzare la trasgressione e a scusarci. C’è una prima virtù che è la sincerità. E dobbiamo essere molto sinceri con noi stessi, molto sinceri, per prendere via tutte le facili scuse, tutte le facili evasioni che ogni giorno cerchiamo per non essere del tutto a servizio del Signore, del tutto. Soprattutto in quelle cose che noi facilmente definiamo naturali: “Sono così …”, “Non riesco ad essere diverso”, “Non c’è nulla di tragico anche se ho questi difetti”, e aggiungiamo anche un’altra parola: “Questi piccoli difetti”, “In mio confronto ce ne sono di quelli che ne hanno degli assai più pesanti e più dannosi, io vado abbastanza bene”. Con questi ragionamenti noi ci chiudiamo la via del progresso, della perfezione, noi ricadiamo sempre pesantemente nella nostra mediocrità, non diamo al Signore e alla Chiesa ciò che si aspetta, perché siamo chiamati a dare onore a Dio e a dare edificazione alla Chiesa. Dobbiamo dare il buon esempio. Dobbiamo porci, secondo il comando del Signore, come una “luce che brilla”. Invece la nostra luce troppe volte è tenebra, la nostra luce è un lucignolo che fumiga. Più fumo che fuoco. Non brilla. E allora bisogna che noi in questa quaresima apriamo il cuore al desiderio della vera santità, alla quale siamo stati impegnati fin dal Battesimo, alla vera santità a cui continuamente ci chiama il Signore, sapendo che Dio diffonde in noi una moltitudine meravigliosa di grazia. Ci vuole veramente così: a portar frutto, a portarlo abbondantemente. Lo ha significato Gesù quando ha detto: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Non una vita misera, non una vita sempre sul rischio del peccato mortale, non una vita strascicata sempre negli stessi difetti. Una vita abbondante, rigogliosa, forte. Dobbiamo pensare che solo così noi possiamo dirci tranquilli in coscienza, che altrimenti siamo fuori strada. “Chi trasgredirà uno di questi precetti anche minimi sarà minimo. E chi li insegnerà” e li insegnerà come si deve, con l’esempio, “sarà grande”, altrimenti è in debito verso tutta la Chiesa. Ecco, chiediamo al Cuore Immacolato di Maria, che è l’esempio della corrispondenza alle grazie di Dio, l’esempio più grande, chiediamo di poter corrispondere con un amore sempre nuovo e fervido in ogni nostra giornata.

CODICE 79CMQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1979
OCCASIONE Omelia, Mercoledì III Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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