16/03/1977 - Omelia Mercoledi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1977
Omelia, Mercoledì III Settimana Tempo Quaresima

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Dt 4,1. 5-9; Mt 5,17-19

“Chi osserverà e insegnerà i precetti sarà considerato grande nel Regno dei cieli”. Le parole non valgono, o meglio, valgono quando partono dall’amore, quando conducono all’amore. E partono dall’amore quando partono da una vita basata sull’amore, non da un sentimento vuoto. L’amore si riconosce nella nostra vita se vi è l’obbedienza alla legge di Dio. L’obbedienza dice fiducia. L’obbedienza dice ossequio, l’obbedienza dice che in questa sicurezza noi abbiamo la forza, noi abbiamo la spinta giusta. E allora questa sera noi siamo chiamati a misurare il nostro amore a Dio. A misurarlo così: dalle nostre opere. Dice san Giovanni: “Chi dice di amare Dio e non fa le opere come per esempio amare il prossimo, è un bugiardo”. Riprendiamo questa parola: è un bugiardo. Nella nostra vita metteremmo la bugia come tono generale. La bugia espressa da una devozione che non è sostanza di vita, che non è conformazione a Cristo nelle opere di bene. Sei un bugiardo se non fai. Se le tue mancanze non sono un momento solo di debolezza, ma sono una abitudine accettata, sei un bugiardo. Hai il coraggio ancora di dire a Dio: “Signore, io ti amo”? Ne hai proprio il coraggio? Quando abitualmente non segui quella che riconosci essere la volontà di Dio, perché ti sa fatica, perché va contro i tuoi comodi, perché va contro le tue istintività, sei un bugiardo. E il Signore li ha respinti i bugiardi. Li ha respinti. Guarda se sei bugiardo. Guarda con molta umiltà, con molta discussione di te stesso, va' in profondità, non accontentarti delle forme perché le forme non ti salvano. Non importa al Signore quello che tu dici. Lo ha sottolineato Gesù: “Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”. Discuti allora la tua coscienza: dov’è che non sei sincero? Tu dici al Signore durante la messa: “Signore, ti voglio bene”, poi vai a casa e sei intrattabile in famiglia. Dici al Signore che gli vuoi dare gloria poi vai fuori di chiesa e sei pronto a criticare, a mormorare, a tutte le forme di antipatia. Tu dici al Signore che vuoi fare la sua volontà, ma in realtà vuoi adattare la sua volontà alla tua. Non ti preme fare la volontà del Signore, ma fare il tuo capriccio. Convertirsi allora che cosa significa? Rinunciare alla nostra volontà, quando è contraria a quella del Signore, aspirare con tutte le forze a un’unica cosa: rendere contento il Signore. Renderlo contento. Gesù nella sua Passione si è sottoposto per fare la volontà del Padre a tutte le forme di tormento, a tutti gli insulti. Li ha accettati con serenità e con forza. Li ha accettati per dare a noi l’energia di sapere prendere anche le cose contrarie e di servire ugualmente il Signore. Quindi proponiamoci anche stasera questo argomento di riflessione: di una sincerità fondamentale che ci deve essere tra la nostra devozione e la nostra vita. Una sincerità fondamentale che ricercheremo nelle grandi cose e anche nelle piccole. Essere dei cristiani sinceri, nel fare sempre volentieri la volontà del Padre nostro.

CODICE 77CFQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1977
OCCASIONE Omelia, Mercoledì III Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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