Is 49,8-15; Gv 5,17-30
“Cercavano di ucciderlo perché chiamava Dio suo Padre”. Invece di accogliere la rivelazione, invece di trepidare davanti alla manifestazione della divinità, volevano uccidere Gesù, perché chiamava Dio Suo Padre.
È sempre così: il male si irrita e perseguita quando appare la verità, quando la verità si afferma, quando la verità si proclama. In tutti i modi, con tutte le forze. Noi lo sappiamo bene, noi sappiamo che possedere la verità è possedere qualche cosa di meraviglioso, ma un meraviglioso che attira le ire dell’inferno. Noi dobbiamo essere pronti sempre, quando riceviamo il dono di Dio, a difenderlo, perché il Signore, che pone in noi la sua grazia, ci vuole pronti e forti in ogni occasione, ci vuole pronti a sapere pagare di tasca nostra quello che è l’ardore della nostra fede e la testimonianza della nostra carità. Ecco perché il Signore non vuole dei cristiani timidi, non vuole dei cristiani paurosi, non vuole dei cristiani che hanno timore di andare avanti nella loro vita spirituale, per amore di una falsa quiete.
Nell’anima di un cristiano c’è sempre un combattimento. Non si può servire il Signore se non lottando di dentro ed eventualmente di fuori, ma sempre la tentazione è il pane del cristiano. Certo ci sappiamo deboli e per questo ripetiamo al Padre: “Non ci indurre in tentazione”, ma quando il Padre la permette, sappiamo che è nostro dovere essere forti e decisi. Più uno avanza nella vita spirituale, più gli ostacoli si frappongono perché il demonio vuole impedire la vera gloria di Dio.
Uscire allora dalla mediocrità. Uscire da una forma slavata di cristianesimo, da una forma rattrappita, che impedisce un cammino forte e deciso. Il cristiano è chiamato alla santità. Deve essere, secondo quanto Gesù ha detto a Santa Margherita, deve essere un riposo per Lui, una consolazione. Il Signore deve vederci così combattivi per la perfezione, così pieni di amore, da poter essere veramente i suoi tabernacoli, dove Lui trova il suo riposo.
Impegniamoci allora, impegniamoci sempre di più. La quaresima ci sottolinea questa lotta forte, viva, insistente, per la vita cristiana che sia veramente matura e piena. Un cristiano non si può fermare a uno stato puerile e bambinesco di perfezione e di maturità. Il cristiano deve diventare adulto, arrivare, come dice la Scrittura, alla statura di Cristo. Ed è in questo che vorremo questa sera fare le nostre buone risoluzioni.
Abbiamo letto nel Salmo 144: “Paziente e misericordioso è il Signore”. Certo la sua pazienza è infinita, ma noi non possiamo abusarne e non possiamo, confidati in Lui, avere paura. Dobbiamo andare avanti con molto coraggio e molta generosità.
CODICE | 82CPQ01343N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 24/03/1982 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì IV settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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