08/03/1978 - Omelia Mercoledi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 08/03/1978
Omelia, Mercoledì IV Settimana Tempo Quaresima

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Is 49,8-15; Gv 5,17-30

“E gli ha dato il potere di giudicare”.

Tutti arriveranno davanti a Cristo Giudice. Vi arriveranno tutti alla fine della loro vita, vi arriveranno tutti insieme alla fine del mondo nel Giudizio Universale, dove non sarà giudicato solo l’individuo, ma sarà giudicata la stessa società.

Noi dobbiamo pensare al giudizio che Dio pronuncerà sulla nostra vita, perché questo è saggezza, perché questo è segno del vero timore di Dio e della vera umiltà, perché sta scritto “Con timore e tremore operate la vostra salvezza” (Fil 2, 12). Chi non pensa a criticare la propria vita è un superficiale e ignora come i giudizi di Dio vanno fino in profondità. Chi si sente troppo sicuro di sé rischia di trovarsi domani sull’orlo dell’abisso, perché è un giudizio che non può essere riformato.

Avete sentito, sono sue parole: “Quanti fecero il bene, per una resurrezione di vita, quanti fecero il male, per una resurrezione di condanna” (Gv 5, 29).

Dobbiamo pensare particolarmente in questo tempo quaresimale, è una meditazione sulla quale dobbiamo insistere. Dobbiamo insistere secondo le parole di San Paolo nella seconda Lettera ai Corinti, quando ci invita a vedere le nostre cose con la luce del giudizio di Dio: “Tutti dovranno andare al tribunale di Cristo” (2 Cor 5, 10). Tutti.

Pensiamo a tre cose.

Pensiamo che Dio è un giudice sapientissimo, conosce tutto, non solo sa di noi le opere, sa di noi i pensieri e le intenzioni. Nulla può sfuggire. Noi ci dimentichiamo, noi stessi ci dimentichiamo di quello che abbiamo fatto, ma Dio conosce tutto. Conosce tutto e sarebbe un’illusione sperare che le pagine della nostra vita possano essere strappate. Ogni pagina avrà il suo giudizio.

Inoltre Dio è un giudice giustissimo: dà a ciascuno secondo quello che si merita. Quando termina questa vita, termina il tempo della misericordia, un’abbondantissima misericordia, un inseguimento pieno di amore. Dio ci insegue sempre e moltiplica le sue grazie perché noi operiamo il bene ma, terminata questa vita, c’è il tempo della giustizia: darà a ciascuno secondo le sue opere. “Ho nascosto il talento sotto terra perché sapevo che eri un uomo duro”, dice il servo della parabola. “Servo ozioso. Ecco, pigliategli il talento. Legategli mani e piedi e buttatelo fuori nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti” (cfr Mt 25, 26-30). A ciascuno le sue opere. Dio premia le opere fatte per Lui. Le opere fatte non per Lui sono perdute. Le opere fatte contro di Lui sono in condanna.

Guardiamo la nostra vita e guardiamola con lo sguardo che daremo in quel momento sulla nostra esistenza, perciò ricorriamo prima alla misericordia. Vinciamo i nostri peccati.

Dio è pronto a perdonarci, perché Dio è un giudice potentissimo. È potente nella misericordia adesso e può trasformare il più grande peccatore in un santo, è potentissimo domani nel castigo e niente lo può fermare.

Sia perciò la nostra meditazione una meditazione profonda, ricordandoci delle nostre responsabilità, ricordandoci di eventuali Confessioni fatte male, di peccati senza penitenza, di una vita inconcludente e vuota.

Decidiamoci a convertirci, veramente con tutto il cuore.

CODICE 78C7Q01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 08/03/1978
OCCASIONE Omelia, Mercoledì IV Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il giudizio di Dio
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