Is 50,4-9; Mt 26,14-25
“«Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni? Gli fissarono trenta monete d’argento”. Giuda un cattivo mercante, pessimo, dà via il suo Signore, il suo benefattore, il suo amico per trenta denari. Certo quella moneta si dimostrerà subito per quello che vale e lo ricordiamo Giuda, che, quando vide condannato Gesù, riportò indietro i trenta denari, li scagliò nel tempio, trenta denari e poi la morte! È sempre così la strada di coloro che tradiscono il Signore, è sempre così: una strada di stoltezza, di irresponsabilità, una strada di angoscia, di tormento. Noi, durante questo tempo, abbiamo più viva, più forte, l’immagine dell’anima che tradisce e l’immagine della persona che è fedele, più viva. Vediamo Giuda, vediamo Giovanni: l’infedele e il fedele fino in fondo. Noi dobbiamo sapere scegliere in una maniera ben forte e ben definitiva, noi dobbiamo scegliere una fedeltà tale che non possa in alcun modo venir meno, una fedeltà forte e grande. Il Signore Gesù non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, ha presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a quelli che gli strappavano la barba. Il Signore si è dimostrato fedele e alla sua fedeltà, la sua fedeltà di amore al Padre, la sua fedeltà di amore per salvarci, dico, è alla sua fedeltà che dobbiamo chiedere il soccorso, la certezza di non più cadere. Come diceva il salmo responsoriale: “Nella tua fedeltà soccorrimi, Signore”. Lo Spirito Santo, che ci è stato dato in dono, trasformi completamente il nostro cuore, ci faccia sentire come non c’è nulla di più prezioso della grazia, non c’è nulla che noi dobbiamo tralasciare: tutto si deve fare per vivere nell’amore del Signore, tutto si deve abbandonare, tutto quello che mette in pericolo la nostra amicizia con Dio. Ed è proprio nella visione della Passione del Signore, delle sue sofferenze, di questa sua fedeltà spinta a superare ogni tormento e la morte, che noi dobbiamo fare la Pasqua. I discepoli prepararono la Pasqua. Mettiamoci nel nome dei discepoli, mettiamoci nel numero dei discepoli e cerchiamo di preparare questa nostra fedeltà spinta anche alle cose più difficili, forte in mezzo anche ai pericoli più insistenti, guardando il suo amore impareremo ad amare, guardando la sua fedeltà staremo così uniti allo Spirito che guarisce, che risana, che è fortezza, che è gioia. Così potremo veramente dire che la Pasqua è stata per noi salvezza, è stata per noi gioia, è stata per noi la sorgente continua di carità.
CODICE | 80D1Q0134XN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 02/04/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Mercoledì Santo |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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