15/03/1978 - Omelia Mercoledi V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1978
Omelia, Mercoledì V Settimana Tempo Quaresima

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Dn 3,14-20. 46-50. 91-92. 95; Gv 8,31-42

“Chiunque commette il peccato, è schiavo del peccato” (Gv 8, 34). La dinamica della Quaresima ci porta a una progressiva liberazione, a una liberazione da tutti i pesi e da tutte le conseguenze del peccato, per poterci incontrare con Gesù, vita e resurrezione nostra, perché Gesù, facendoci suoi, ci libera e ci dà la vera gioia.

Noi dobbiamo vedere sempre il peccato come una schiavitù, mai credere alla tentazione che ci fa vedere il peccato come un accrescimento di piacere, come un’esperienza di libertà e di felicità. Ha detto Gesù che Satana è stato bugiardo fin dal principio e che sempre è la tecnica della tentazione quella di falsare le realtà, perché, falsando, noi che facilmente siamo illusi andiamo in pericolo, il pericolo delle ricadute, il pericolo, ancora, di accentuare la nostra schiavitù.

Liberarci.

Vorrei che, particolarmente questa sera, capissimo questa parola “liberazione” in rapporto alle cose, a tutte le cose cui facilmente ci attacchiamo, perché Dio ci ha dato le cose come gradini per salire a Lui, noi le prendiamo invece come delle occasioni da ribadire, da riaffermare nel nostro egoismo.

(Continua da appunti) Liberarci dall'egoismo è la vera libertà di spirito. Liberarci dalle cose che ci rendono difficili, scontrosi, che tendono a rendere la nostra vita una forma di ricerca di piaceri. Diventare veri poveri nel senso evangelico.

Durante il giorno siamo scontenti, vorremmo di più, di più; vorremmo di più di quello che solletica e meno di quello che è servizio a Dio e amore.

Siamo facilmente, lo diciamo, nervosi, cioè vuoI dire che ci arrabbiamo per tante cose che non vanno secondo come ci aspettavamo.

Ci immaginiamo una vita come piacere. Iniziare il distacco che è liberazione dalle tirannie insistenti che fanno il tessuto delle nostre giornate.

Siamo scontenti perchè non capiamo che le cose di Dio vanno prese con fede dalla sua mano. Accontentarsi, prendere i propri doveri di relazione con gli altri ma non giudicarli. Essere ogni giorno contenti di servire e amare Dio nelle circostanze che ha permesso.

Noi confondiamo il piacere con la gioia, siamo inquieti e non ci accontentiamo mai.

Siamo scontenti perchè ignoriamo la lezione delle cose semplici, della vita in Dio. Apprendiamo ciò che ci chiede con animo aperto a Lui e ai fratelli, perché la nostra felicità non è nel possedere gelosamente, non è nel valere di più, ma nel dare con cuore aperto.

Facciamo un passo di fede, guardiamo Gesù, il suo esempio, la sua Parola; guardiamo l'esempio di Maria per seguire i poveri di Dio nella strada che porta al Paradiso.

CODICE 78CEQ01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1978
OCCASIONE Omelia, Mercoledì V Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Libertà di spirito
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