02/06/1976 - Omelia Mercoledi VII Pasqua Nov Pent 6

Sant’Ilario, 02/06/1976
Omelia, Mercoledì VII settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste - VI giorno

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At 20, 28-38; Gv 17, 11-19

“Perché siano una cosa sola come noi” (Gv 17, 11). Il cristiano nella sua vocazione è chiamato a conoscere le verità di Dio, a conoscere come conosce Dio; è chiamato a realizzarsi nella speranza, nella sicurezza di quella provvidenza di Dio che lo condurrà al cielo. Il cristiano è soprattutto colui che è chiamato nella carità, è chiamato nell’amore, è chiamato ad avere l’amore che Dio stesso partecipa, che Dio stesso realizza nella Trinità.

Come nella Trinità sono una sola cosa, a somiglianza, i figli di Dio devono essere una sola cosa con il Padre, devono essere una sola cosa tra di loro.

La virtù della carità è una virtù infusa, cioè è una cosa creata, che Dio pone nella nostra anima, perché la nostra anima sappia amare lui soprannaturalmente e in lui, sempre con un amore soprannaturale, ami il prossimo.

La carità è allora, possiamo dire, saper amare con il cuore di Dio, saper amare in una maniera così grande che ci assomiglia a Dio.

Oh, il nostro cuore quanto viene nobilitato dalla carità! Quando invece, se ascoltiamo tutte le altre voci, è solo un amore istintivo, è solo un amore interessato e come ripugnano queste due cose insieme: l’interesse e l’amore!

C’è che il mondo si illude di amare, perché chiama con l’altissimo termine di amore tutte le cose che soddisfano le passioni; c’è allora la sensualità che è chiamata amore, c’è la compiacenza che è chiamata amore, c’è l’agitarsi che è chiamato amore, c’è che tutto quello che conduce in qualche maniera alla propria esaltazione: è chiamato amore e non è vero, perché l’amore vero esce da Dio e conduce a Dio. E l’amore vero che viene da Dio è dono, è sapienza di dono.

Ecco perché il dono dello Spirito Santo, che perfeziona la carità, è la Sapienza. Il dono della Sapienza ci fa gustare le cose di Dio, ce le fa apprezzare degnamente e il nostro amore diventa sempre più perfetto; è una stima sempre più grande di Dio, è una stima sempre più grande di quello che viene da Dio. Il dono della Sapienza è il più grande di tutti i doni dello Spirito Santo, proprio così come la virtù della carità è la più grande di tutte le virtù.

Quanto dobbiamo chiedere questo amore, sapendo com’è facile essere divisi nell’egoismo, essere divisi da Dio, essere divisi tra di noi! Come è facile la posizione della pretesa! Come è facile il giudizio cattivo sugli altri! Come è facile non saper vedere nelle opere di Dio l’amore, quando questo amore esige da noi! Quante cose purtroppo sono poste così fuori dalla carità di Gesù!

La virtù della carità è una virtù che cresce se noi corrispondiamo, la virtù della carità vuole crescere. Ed è proprio lo Spirito Santo, l’Amore increato di Dio, che ci insegna la vera carità ed è coltivando questa virtù che noi veramente maturiamo nella vita cristiana. Valgono più pochi atti di carità, che migliaia di atti imperfetti e tiepidi. Quante volte la vita di un cristiano è fatta solo di mediocrità e di tiepidezza! Si fanno le cose, non si fanno dei peccati mortali, ma quante, quante povertà, quante miserie, quante indecisioni! E allora non si progredisce nella vita spirituale. Si progredisce se sempre di più la carità si radica in noi, cresce in noi, si afferma in noi.

Vogliamo perciò, con molta umiltà, porci davanti al Signore e domandargli una partecipazione della sua carità, della pienezza della sua carità, perché venga in noi la pienezza della sua gioia.

CODICE 76F1N01366N
LUOGO E DATA Sant’Ilario, 02/06/1976
OCCASIONE Omelia, Mercoledì VII settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste - VI giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Carità, Sapienza
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