22/05/1985 - Omelia Mercoledi VII Pasqua Nov Pent 6

Sant’Ilario d’Enza, 22/05/1985
Omelia, Mercoledì VII settimana Tempo Pasqua, Novena di Pentecoste - VI giorno

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At 20, 28-38; Gv 17, 11-19

Preghiamo lo Spirito Santo che ci faccia capire con intelligenza di amore la parola di Gesù. Abbiamo ascoltato: nella sua preghiera così fervida e così ricca d’amore domanda che noi siamo “consacrati nella verità” (cfr. Gv 17, 17). Consacrare è prendere via una cosa da tutti gli usi profani o indegni. Noi dobbiamo essere completamente a disposizione dello Spirito che è Spirito di luce, che ci comunica la Parola del Padre. Oh, la Parola! Quella Parola che ha creato i cieli è la stessa Parola che ci deve purificare e costruire. Essere nella verità vuol dire far nostra la sua Parola, renderla padrona dell’anima nostra perché, come insegna la Scrittura, “la parola penetra e vuole andare fino all’intimo della nostra anima” (cfr. Eb 4, 12). Le nostre idee devono venire dall’alto, le nostre convinzioni, quei principi sui quali edificare tutta la nostra esistenza e tutta la nostra azione. “La sua parola è verità” vuol dire che, se allora non ci basiamo sulla sua Parola e non agiamo nella sua Parola, siamo falsi, siamo bugiardi, siamo coloro che vogliono unire delle cose che sono opposte, che dicono di credere, ma agiscono secondo il mondo e secondo le cose del mondo e secondo i propri comodi e secondo il proprio egoismo e secondo la sensualità. Vogliamo allora guardare dentro di noi, per vedere in fondo quella che è la coerenza che ci muove, una coerenza che ci deve dare prima di tutto il valore delle cose. Quando invece preghiamo perdiamo tempo e preferiamo il nostro comodo, quando di fronte a delle esigenze rifiutiamo lo spirito di sacrificio e vogliamo fare una virtù ridotta che diventa un difetto, quando di fronte alle opere di carità cerchiamo delle scuse per saltarci fuori e stare tranquilli in coscienza, noi non agiamo secondo la verità, non agiamo che cercando qualche cosa che ci piace, ma che non piace al Signore. L’impegno di vivere nella suprema coerenza vuol dire accogliere la Parola di Dio e meditarla, renderla l’anima della nostra anima, renderla il motore delle nostre azioni. Amare la Parola di Dio e metterla davanti a tutto, tutto deve essere di Dio, e la sua Parola ci guida e la sua Parola è fortezza. Chiediamo questa grazia. Avete sentito che il Signore prega perché siamo custoditi dal maligno, perché non dobbiamo mai essere del mondo come lui non è del mondo: questa liberazione dalla tentazione della menzogna, dalla tentazione dell’incoerenza, dalla tentazione della stanchezza, dalla tentazione del facile ripiegamento su di noi stessi, della facile nostra stanchezza spirituale. Ecco, chiediamo questa grazia che è grazia di fortezza, perché amiamo la verità e la meditiamo, la nostra meditazione, e la rendiamo l’anima di tutta la nostre giornate, l’anima che ci permette di servire Dio con vero amore.

CODICE 85ENN01366N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 22/05/1985
OCCASIONE Omelia, Mercoledì VII settimana Tempo Pasqua, Novena di Pentecoste - VI giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI “Consacrali nella verità”, accogliere la Parola
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