21/03/1984 - Omelia Mercoledii II Quar

Quaresimale – Mercoledì II Quaresima

Ger 18,18-20; Mt 20,17-28

La strada l’ha aperta Lui, il Signore, e ci ha detto che si arriva alla gloria della Resurrezione, che si arriva al possesso della felicità eterna come ha fatto Lui, come Lui per primo ha accettato la volontà del Padre Celeste. Avrebbe potuto redimere il mondo con un gesto, ogni suo gesto aveva un valore infinito, bastava una sua preghiera ed erano perdonati tutti i peccati del mondo. Invece no, è passato per il travaglio della passione: schernito, flagellato, crocifisso.

È stata la strada che il Signore ha percorso, dicendo a noi che non ci dobbiamo illudere di raggiungere la partecipazione alla sua Resurrezione in un’altra maniera, se non questa di far la volontà di Dio, ognuno con il suo dovere quotidiano, ognuno con le sue pene, i suoi dispiaceri, i suoi dolori e lo ha ripetuto alla madre dei due apostoli: “Potete bere il calice”, cioè la sofferenza, la scelta, “che io sto per bere?” (Mt 20, 22; Mc 10, 38).

Ecco, allora ognuno di noi stasera si proponga di portare pazienza, di accettare con fede le cose contrarie, di accettare con fede le cose penose, di non illudersi che la vita cristiana sia senza impegno e senza travaglio. Ognuno deve fare meglio il proprio dovere, accettare meglio le cose contrarie, vincere le sue tentazioni ed essere fedele.

Chiediamo la grazia al Signore stasera di essere fedeli proprio nella invocazione della Vergine Santa, ci prepariamo a domenica, la Vergine che chiamiamo nelle Litanie “Vergine fedele” e, mentre la diciamo la “Causa della nostra letizia”, la chiamiamo anche “Regina dei martiri”, cioè la più grande martire. Ecco, vogliamo nell’invocazione della Madonna progredire nel bene, nell’impegno, nella generosità.