25/12/1971 - Omelia Natale Mezzanotte e Giorno

Sant’Ilario d’Enza, 25/12/1971
Omelia, Sabato Solennità Natale, Messa mezzanotte e giorno

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MESSA DELLA NOTTE

Is 9, 1-3. 5-6; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14

Oggi è nato il Messia, il Signore. L’annuncio a Betlemme si ripercuote di anno in anno, di secolo in secolo e anche oggi noi diciamo: “E' nato Gesù, è nato il Salvatore”. È nato il Figlio di Dio in mezzo a noi uomini, in mezzo ai peccatori. È nato tra i poveri, povero. È nato bambino, impotente. È nato bambino, perché noi lo amassimo proprio perché per noi è diventato così: l'Infinito che si è fatto bambino per (?), per amore, per amore di noi uomini, di tutti noi, di ciascheduno di noi, per dare alla nostra vita un senso, una finalità, per dare alla nostra vita un carattere di dignità, per dare alla società degli uomini la consapevolezza del compito che l’aspetta.

Io vorrei che sentissimo profondamente la notte di Natale, vorrei che ognuno di noi si facesse più buono, si facesse migliore, si facesse più generoso, si facesse più altruista, aprisse il suo cuore alla Parola di Dio e, trovando il suo Dio, trovasse il vero perché della sua vita, il significato della sua relazione con gli altri uomini. Vorrei che noi cristiani ci sensibilizzassimo fino in fondo. Vorrei che noi cristiani, che abbiamo fede, fossimo sempre coerenti alla nostra fede; vorrei che noi, in profonda meditazione, rifiutassimo tutto il nostro egoismo, tutto il nostro orgoglio, tutta la nostra avidità e cominciassimo, ognuno, ad attuare l’invito dell’Angelo, perché non si danno due fini diversi: la gloria di Dio e il bene dell’uomo, non si danno, sono in relazione di causa ed effetto, perché ciò che confluisce alla gloria di Dio genera il bene dell’uomo.

Ed è in questa meditazione di bontà che ognuno di noi deve fare la propria revisione di coscienza. Tutti abbiamo bisogno di diventare migliori. Tutti abbiamo bisogno di imparare a fare meglio, ognuno al suo posto, ognuno nella sua responsabilità, ognuno nella relazione che quotidianamente ha con i propri fratelli, ognuno di noi, proprio perché sente il Natale, deve tradurre il Natale. Proprio perché sente il Natale, deve odiare l’ingiustizia, deve amare la pace, deve realizzare l’amore. Proprio perché sente il Natale, deve comprendere che Gesù ha fatto tanto miracolo, tanto prodigio perché noi andassimo a scuola da lui che ha voluto bene a tutti, che ha portato la pace a tutti, che non ha guardato a differenze tra gli uomini, li ha abbracciati tutti.

E ancora vorrei che noi cristiani ci sentissimo nella nostra responsabilità di Chiesa, perché apparteniamo alla Chiesa che è il Corpo di Cristo, che è il prolungamento di Cristo. Vorrei che portassimo davanti a Gesù Bambino gli altri uomini, che non hanno la gioia e il bene di averlo; vorrei che li portassimo tutti, perché noi potessimo donare qualche cosa a loro, vorrei che portassimo tutti, che sentissimo la solidarietà con loro.

Cristo nasce, ma ancora nel mondo c’è l’odio, ma ancora nel mondo c’è la guerra, ma ancora nel mondo c’è l’ingiustizia, ma ancora nel mondo c’è l’oppressione, ma ancora nel mondo c’è l’avidità sfrenata, ma ancora nel mondo c’è l’idolatria della carne, ma ancora nel mondo c’è il paganesimo che imperversa.

Portiamo tutto il mondo qui davanti a Gesù Bambino nella nostra preghiera, nel nostro desiderio, nel nostro impegno, perché tutti quelli che soffrono possano avere, per la nostra preghiera e per la nostra opera, un po’ di sollievo, perché tutti quelli, che in qualche maniera sentono il peso della vita, possano così nella gioia della grazia del Signore ritrovarsi, perché gli uomini possano, così, andare incontro a tutti e comprendere tutti.

Sentiamo questa nostra grandezza, che il Signore ha affidato a noi la sua Parola, ha affidato a noi il suo messaggio. Se noi cristiani fossimo veramente, se non ci limitassimo a dire delle parole, ma facessimo tutti quello che si deve fare, se noi cristiani fossimo veramente operanti ed efficaci! Ecco la meditazione che dobbiamo fare perché il presepio sia la speranza di tutti, perché il presepio sia la forza di tutti, perché il presepio rappresenti per tutti la vera gioia, la gioia che il Signore è con noi.

Ed è in questo senso che vi faccio gli auguri, l’augurio di potere tradurre nella vostra vita il messaggio che (?), che possiate tradurre nella vostra vita ciò che voi avete ricevuto, ciò che voi partecipate nella Messa, tradurre nella vostra vita quello che lo Spirito Santo vi fa capire, vi fa amare, vi fa sentire, l’augurio dunque di rendere la vostra vita efficace nel bene, efficace nella grazia, efficace nella fede viva e operante.

MESSA DEL GIORNO

Is 52, 7-10; Eb 1, 1-6; Gv 1, 1-18

(?) che ci colpisce ogni anno, il giorno di Natale è esattamente configurata nella certezza che ognuno di noi ha della presenza meravigliosa di Dio in mezzo a noi uomini. Ci sentiamo poveri, ci sentiamo deboli, il mondo è tutt’altro che nella giustizia. Può forse venire dagli uomini la giustizia? Può forse venire dall’organizzazione degli uomini?

Può venire, se gli uomini sono uniti a Dio, perché è solo nell’unione con lui che si realizza quell’amore che la terra non aveva mai conosciuto e che Gesù ci ha portato dal cielo, lui ce l’ha portato, perché per amore degli uomini si è fatto bambino, per amore degli uomini ha sofferto, per amore degli uomini ha accettato la croce e la morte. Lui ha saputo amare: è solo guardando a lui, è solo guardando al suo esempio, è solo attingendo a questa sua infinita carità che noi possiamo realizzarla. Solo! Ecco perché lo diciamo Salvatore. Ecco perché ognuno di noi, guardando il presepio, deve fare il suo esame di coscienza, la sua profonda revisione. Deve sentire che il mondo, che ha bisogno di pace e di amore, comincia da ognuno di noi, perché ognuno di noi deve attingere profondamente dal Cristo. Ognuno di noi deve potere veramete comunicare con lui, perché il suo Natale è ancora perfettamente attuale. Cristo nasce adesso. Cristo nasce adesso e molti uomini hanno ancora bisogno di una luce, che i loro occhi non riescono ancora a decifrare, una luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.

Ed è proprio così: la luce viene dal Cristo e ognuno di noi deve, sull’esempio del Cristo, realizzare nell’amore. Dobbiamo vincere il nostro egoismo, dobbiamo vincere il nostro orgoglio, dobbiamo vincere la nostra avidità, dobbiamo vincere la nostra cattiveria, dobbiamo vincere la nostra invidia, dobbiamo vincere le nostre divisioni. Dobbiamo, ognuno di noi, cercare l’amore nel Cristo, modellarci su Cristo, perché è venuto non solamente per cancellare il peccato, è venuto per essere esempio di ogni uomo. Ogni uomo deve guardare al Cristo e solo a lui. Non deve guardare agli altri, non si deve scandalizzare degli altri, non deve giustificare la propria mediocrità adducendo il pretesto della mediocrità più pesante di altri. Non deve, ognuno di noi, prendere delle scuse, perché non sono gli uomini che in se stessi salvano gli uomini, nemmeno gli uomini che lo rappresentano ufficialmente, nemmeno loro. Bisogna guardare solo a Cristo, solo a lui ed è su lui che dobbiamo realizzare il nostro proposito, la nostra volontà, il nostro impegno di essere più buoni, più generosi, più forti nel bene, di moltiplicare il bene tra di noi, perché se il male è contagioso ancora di più lo è il bene, perché il bene è più forte del male.

Auguriamoci “Buon Natale” così, in un aumento della nostra bontà, in un aumento della nostra generosità, in un’attualizzazione della nostra fede, perché è così che riusciamo ad avere le dimensioni del nostro cristianesimo pieno, magnifico in lui, nel Signore che si è fatto bambino perché noi diventassimo grandi, diventassimo maturi nella nostra figliolanza a Dio, nella nostra vera generosità verso tutti.

CODICE 71NQO01320N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 25/12/1971
OCCASIONE Omelia, Sabato Solennità Natale, Messa mezzanotte e giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Natale, coerenza
ARGOMENTI Natale, coerenza
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