MESSA NOTTE
Is 9, 1-3. 5-6 (ebr.); Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14
“Vi annunzio una grande gioia” (Lc 2,10). È la parola dell’angelo, è la parola che si rinnova e che si ripete nei secoli. E la diciamo anche noi stanotte, la diciamo con profonda convinzione: la grande gioia! Il possedere Gesù! Avere in lui il Salvatore, quello che dà senso e perché alla nostra esistenza, quello che spiega il mistero della vita e della morte, il mistero del dolore e della gioia.
Chi ha fede ha una luce meravigliosa, perché Gesù è veramente il nostro Redentore, veramente Gesù è il nostro tutto, è la nostra forza, è la nostra vera spiegazione di tutto. Veramente oggi noi sappiamo ancora di più di ieri come l’umanità è senza una spiegazione, è senza un perché, è senza una qualsiasi vera luce. Senza Gesù, senza Gesù è il buio completo. Oggi lo sappiamo ancora di più, perché l’uomo si è illuso di trovare il perché nelle sue costruzioni, nelle sue idealità, di trovare le sue spiegazioni nelle sue macchine, nelle sue ricchezze, nel suo illusorio dominio. Gli uomini varcano i cieli, ma gli uomini non sanno spiegare la loro esistenza, la loro vita di ogni giorno, non sanno spiegare il loro domani.
Oh sì, come dobbiamo crescere nella nostra fede! Come non dobbiamo essere timidi e poveri credenti! Come dobbiamo essere dei grandi credenti! Come dobbiamo essere veramente così persuasi, così presi dalla luce di Betlemme, da condurre tutta la vita a questa luce, da indirizzare tutto in questo ordine e in questa spiegazione.
Come dobbiamo essere cristiani coraggiosi, cristiani veramente fervidi! Come dobbiamo essere consci della nostra dignità di battezzati. Mediante il Battesimo, siamo stati inseriti in Cristo, facciamo parte di lui, la nostra vita viene dalla sua vita, la nostra vita è l’ attesa della vita eterna, della vita senza fine.
La nostra dignità di battezzati, la nostra chiamata, come la dobbiamo meditare! Come dobbiamo insistere per trovare sempre tutto nel Vangelo, tutto nella Parola di Gesù! Non abbiamo da andare lontano, non abbiamo da penare, non abbiamo da almanaccare, non abbiamo da chiuderci in un enigma: abbiamo Gesù, abbiamo la sua Parola, abbiamo la sua indicazione.
Oh, benedetta notte, che ci ha dato Gesù! Oh, benedetta notte più luminosa di qualsiasi sole! Oh, beata notte che ci ha dato il senso di tutto il nostro penare e di tutto il nostro lavorare!
Ecco, allora porre in Gesù tutto, porre in Gesù la nostra vera affettività, la nostra vera ricerca. Dobbiamo amare in Gesù, dobbiamo desiderare in Gesù; in Gesù la grazia, in Gesù la vera consolazione, in Gesù la vera e continua assistenza di una Provvidenza meravigliosa.
Affidiamoci a Lui. E l’augurio che vicendevolmente ci facciamo è proprio questo: che noi cristiani sappiamo collocare in Gesù ogni nostra cosa e che come cristiani sappiamo che tesoro abbiamo da poter partecipare agli altri uomini, desiderando che tutti gli uomini lo conoscano, che tutti gli uomini lo amino, che tutti gli uomini lo seguano; desiderando e facendo da parte nostra quanto è possibile, perché la vera povertà degli uomini è mancare di Gesù. I popoli che non conoscono Gesù sono i popoli che devono più attirare la nostra azione e la nostra misericordia. Mancano di Gesù.
Oh, quando verrà il suo Regno? Regno di pace, regno di salvezza. Quando verrà il suo regno, come saremo veramente nel preludio di un Paradiso! Essere con Gesù, essere guidati da lui, perché tutti gli uomini, se hanno lui, hanno la pace del cuore, hanno il bene più prezioso, hanno la fraternità.
Desideriamo il suo regno e siamo artefici di questo regno.
Il nostro augurio è che nelle nostre famiglie venga sempre di più Gesù e con lui venga ogni bene, con lui venga ogni consolazione. In Gesù, con Gesù e per Gesù.
MESSA GIORNO
Is 52, 7-10;Eb 1, 1-6; Gv 1, 1-18
Andiamo fino a Betlemme. Come i pastori inginocchiamoci. Non è solo un grande personaggio che appare al mondo: è l’Incarnazione di Dio, è Dio che si è fatto uomo.
E Dio si è fatto uomo per amore, per amore di noi peccatori, per la nostra salvezza. Si è fatto un piccolo bambino.
Quanto dobbiamo suscitare, nel nostro cuore, sentimenti di ammirazione, di adorazione, di amore! È venuto ad insegnarci l’amore, è venuto ad insegnarci che la grande, la più grande delle forze, è l’amore, l’amore che sa abbassarsi, che sa servire, che sa vincere tutte le forme deteriori che l’egoismo umano ha trovato.
Sì, è la grande lezione che tutte le generazioni, in modo speciale la nostra, devono prendere; presi da mille pensieri, preoccupati da mille preoccupazioni, siamo immersi nella ricerca dei beni materiali – soprattutto dei beni materiali! – e sacrifichiamo tutto ai beni materiali.
Quanta forza dobbiamo suscitare in noi, quanta spinta di bene! Non è un uomo che ce lo insegna: è il Figlio stesso di Dio. Ci insegna ad essere buoni, ad essere caritatevoli, a passare sopra a troppe cose che sono invece diventate degli idoli.
Il suo esempio è quanto mai eloquente: Dio scende sulla terra ed è un piccolo bambino, un povero bambino, un umile bambino. Quale lezione per il nostro orgoglio, per la nostra cattiveria, per tutte le forme del nostro egoismo individualistico e collettivistico! Quanto dobbiamo imparare da Gesù.
Il Natale non può ridursi a un sentimento. Il Natale deve ridestare in noi la fede, dev’essere un’eloquente scuola alla quale restare. Abbiamo bisogno di diventare come Gesù, abbiamo bisogno di imparare da Lui, abbiamo bisogno di impegnarci generosamente in tutti i nostri doveri, perché la vita è dovere, la vita è responsabilità, i valori della vita sono nell’amore e sono nella fede.
Dobbiamo sforzarci allora per migliorare noi stessi, per diventare più generosi, per migliorare l’ambiente in cui viviamo: santificazione della famiglia, cooperazione all’edificazione della società, anelito alla pace, desiderio di essere sempre di più limpidi ed eloquenti nella nostra religiosità. Non possiamo ridurre la religione a un rito. La religione è una forza che scende dall’alto e vuole trasformarci.
“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”; «Sì, Signore, noi desideriamo la tua luce, desideriamo la tua luce per capire le cose e per vincere i nostri pregiudizi, i pregiudizi che ci tengono divisi, i pregiudizi che ci tengono rinchiusi in noi stessi. Vieni, Signore, riscalda il nostro cuore che è così gelido, così paurosamente povero di sentimenti di collaborazione con tutti. Signore vieni: senza di te sentiamo il vuoto e nessuna cosa degli uomini ti può sostituire».
Betlemme è insostituibile. “Venne fra la sua gente”, accogliamolo! Accogliamolo come udissimo adesso per la prima volta il messaggio, sentiamo com’è grande che il Verbo è venuto ad abitare in mezzo a noi e che noi abbiamo veduto la sua gloria, la gloria della sua povertà, della sua sofferenza, del suo insegnamento, e il dono che ha fatto a tutta l’umanità.
Stringiamoci a Lui, benediciamolo e prendiamo una nuova spinta per essere più buoni, più generosi, più impegnati, più coerenti con la nostra fede, più responsabili.
Diciamo di sì! Riflettiamo sempre che Gesù non è stato «sì e no», ma è stato il «sì» e in questo «sì» dobbiamo porci anche noi: il «sì» a Dio, il «sì» alla volontà di Dio, la nostra vita come la vuole Lui, la nostra testimonianza a tutti gli uomini, perché il cristiano è posto per essere vero testimone di amore, è posto per essere una vera verifica di tutto il bene che il Signore vuole realizzare nel mondo.
Il mondo è per tempi brevi, ma il cristiano lavora sempre per l’eternità.
CODICE | 85NQO01320N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 25/12/1985 |
OCCASIONE | Omelia, Solennità Santo Natale, Messa della Notte e Messa del Giorno |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Natale |
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