25/12/1973 - Omelia Natale Mezzanotte e ore 6.30

Sant'Ilario d'Enza, 25/12/1973
Omelia, Martedì Solennità Santo Natale, Messa mezzanotte e ore 6, 30

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OMELIA MEZZANOTTE

Is 9, 1-3. 5-6; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14

“Oggi è nato il Salvatore”. Raccogliamo fino in fondo all’anima quest’annuncio, perché è nato per noi, perché è il Salvatore nostro, perché Dio infinito ha preso l’iniziativa, ci è venuto incontro, è venuto da noi, si è fatto uno dei nostri bambini. Il Dio d’infinita maestà, il Dio che ha creato con una sola parola tutti i cieli, questo Dio è nostro, è un uomo. Si è fatto nostro per amore.

Questa notte è proprio sull’amore di Dio che dobbiamo riflettere. Noi così poveri d’amore, noi così facilmente egoisti, noi che facciamo fatica alle volte ad andare incontro ad un nostro fratello che ci ha offeso, noi dobbiamo raccogliere questo amore e farlo veramente lievito di tutta la nostra esistenza.

Dobbiamo portarlo a tutti, perché il Signore, facendosi uomo, ci ha insegnato che è l’amore il valore più grande, che è nell’amore che si risolvono tutti i problemi, che è nell’amore la vera liberazione e la vera santificazione dell’uomo.

Questa notte è una notte che ci parla di bontà, che ci parla di dono, che ci parla di generosità senza confini, senza limiti.

Dobbiamo allora sviluppare alcuni sentimenti nel nostro animo.

Dobbiamo per prima cosa sviluppare la riconoscenza a Dio, la riconoscenza perché è venuto da noi e noi siamo cristiani. Il dono di saperlo riconoscere, il dono della fede, quel dono che noi abbiamo preso dal Battesimo è indubbiamente il dono più grande. Non c’è maggior valore che avere la fede, perché chi ha la fede ha la certezza di questo tempo e del tempo futuro, ha la certezza di ciò che passa e di tutto ciò che durerà nell’eternità.

Ringraziamo il Signore del dono della fede, perché è il nostro tesoro incalcolabile, ma è un dono che va sviluppato, maturato e tradotto in noi, poiché la fede senza le opere è una cosa morta, perché la fede senza che l’uomo traduca la Parola di Dio non salva. Maturazione di fede che si realizza in un incontro più vivo e più completo con il Signore.

Poi una forte generosità perché, se il Signore è venuto tra noi, noi lo dobbiamo accogliere con l’animo aperto, con l’animo teso al bene, con la volontà di diventare migliori, con la volontà di essere buoni. Abbiamo bisogno di bontà, abbiamo sempre più bisogno di bontà. La carenza vera del mondo sta nella bontà e nell’amore. Il mondo ha bisogno di bontà, ma la bontà non si ottiene né con le leggi, né con le strutture, né con diversi ordinamenti; la bontà viene da Dio e noi la raccogliamo in Cristo. Ecco perché parlavo di generosità. Accogliere Cristo in noi, lievitare la nostra vita nei suoi insegnamenti, porci a disposizione della sua provvidenza e della sua misericordia. Impariamo da Gesù la bontà, impariamola nella nostra vita di ogni giorno, impariamola nei nostri giudizi, impariamola nelle nostre parole, impariamola con i nostri vicini, con i nostri famigliari, impariamola con quelli che incontriamo casualmente, impariamola con tutti. Bontà, sempre più bontà, sempre più comprensione! La generosità deve essere il distintivo di un cristiano.

E così ci poniamo generosamente nella nostra Messa, perché è la Messa che rinnova Betlemme, è la Messa che rinnova il Calvario, è nella Messa dove noi troviamo il vero incontro con il Signore. Impariamo la Messa, il valore della Messa, il valore della Messa di ogni domenica! L’uomo da solo non realizza, con Cristo può fare tutto e il Cristo è nella Messa.

Sicché stanotte Betlemme, che vuol dire «casa del pane», ci parli di Eucaristia, ci parli di Comunione, ci parli di unione stretta con il Signore, perché così noi potremo realizzare per noi e per la pace del mondo e per il bene del mondo e per il bene di tutti, perché il cristiano non è solo il salvato, ma deve essere il collaboratore della salvezza. La salvezza che dà Gesù è nell’amore e il cristiano deve attingere sempre all’amore del Cristo, al Cuore del Cristo, al Cuore del Cristo che nella Messa sempre rinnova la sua presenza, rinnova la sua oblazione, rinnova il suo dono.

MESSA ORE 6, 30

Is 62, 11-12; Tt 3, 4-7; Lc 2, 15-20

Gli auguri, che noi ci scambiamo oggi nella nostra fede, non sono una formalità. Il “Buon Natale” vuol dire “buona nascita”, perché il Natale di Gesù deve essere ancora la nascita nostra.

Se non ci rinnoviamo, se cioè la nostra vita cristiana continuamente non ha motivi che la trasformano, presto spiritualmente si invecchia e vengono ad essere dominanti non più dei motivi di fede, ma dei motivi egoistici nostri.

Vorrei che comprendessimo oggi che il Signore ci presenta non il ricordo della sua nascita, ma il mistero della sua nascita.

Che cosa vuol dire la parola “mistero”? Qualche cosa di vero ma di profondo, qualcosa di vero ma che sfugge ad un’indagine semplicemente esteriore, umana. È infatti qualche cosa che è toccato solo dalla fede e la fede ci dice precisamente questo, che il Signore vuole attuare in noi quello che è avvenuto in lui: lui è nato per amore, è nato per la salvezza.

Come deve attuarsi allora la nostra nascita in unione con lui? Dobbiamo accogliere l’amore grande che il Signore ci vuole dare e dobbiamo portare a noi stessi e agli altri la sua salvezza, come abbiamo detto prima: “Oggi la luce risplende su di noi” (Is 9, 1-2). Oggi.

In altri termini, diciamo che la nostra vita cristiana deve prendere un motivo grande di rinnovamento, come ci incontrassimo per la prima volta con i misteri della nostra fede, come per la prima volta noi ci unissimo a Gesù, perché il cristiano è colui che vive in comunione spirituale con Cristo. Tutto è finalizzato così. Perché oggi facciamo la Comunione eucaristica? Per arrivare ad una comunione spirituale. Perché oggi ricordiamo intensamente Betlemme? Perché Betlemme sia veramente il nostro momento, cioè anche per noi ci sia una percezione nuova di cose, nasciamo al bene più intenso, ad una vita spirituale più forte.

Il Natale ci chiama allora a questa nascita spirituale del Cristo in noi, a questo voler essere autentici nella professione della nostra fede, generosi, pronti, ricchi dell’amore e della bontà del Signore.

È su questo quindi la nostra riflessione, su questo la vera nostra conversione. Dove ci sono dei difetti, non siamo ancora nati; dove ci sono delle virtù deboli, non siamo ancora nati bene.

Ecco ciò che dobbiamo fare: lasciare che l’amore del Signore trasformi la nostra vita, che la grazia del Signore ci elevi, ci renda più buoni, ci renda più forti, ci renda più generosi.

È su questo che noi allora poniamo veramente il nostro proposito natalizio: “Signore, io sono con te, io apprezzo il tuo amore che mi è venuto a cercare. Mi lascio cercare, mi lascio trasformare, vivificare spiritualmente da te, in una disponibilità piena e veramente totale”.

CODICE 73NQO01320N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 25/12/1973
OCCASIONE Omelia, Martedì Solennità Santo Natale, Messa mezzanotte e ore 6, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Natale oggi per noi
ARGOMENTI Natale oggi per noi
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