30/03/1986 - Omelia Pasqua Giorno

Sant’Ilario d’Enza, 30/03/1986
Omelia, Pasqua Giorno

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At 10,34. 37-43; Col 3,1-4; Gv 20, 1-9

In questo giorno di Pasqua esplode il trionfo della nostra fede. Noi abbiamo come simbolo, e dappertutto è il simbolo, il Crocefisso, ma la religione cristiana non è la religione di un morto, non è la religione del dolore. La religione cristiana è la religione della vita, dell’esplosione di una vita che va fino all’eternità. Il cristianesimo è promessa e dà la garanzia della gioia. Ed è proprio in questo senso che dobbiamo vedere oggi in che cosa noi crediamo. Perché, se siamo risorti con Cristo, dice l’Apostolo, bisogna cercare le cose di lassù. Come è facile, per gli uomini, sperare invece nelle cose di quaggiù! E lo sappiamo quanto queste cose deludono, quanto sono ingannevoli. Ciò che promette il mondo non lo mantiene, né lo può mantenere. Bisogna che noi verifichiamo, proprio di una verifica fondamentale, credere in Lui. Credere nelle sue beatitudini. Credere in quello che Lui ha promesso, in quello che Lui ha affermato. Diceva Gesù ai discepoli di Emmaus: “Era necessario che il figlio dell’uomo soffrisse per entrare così nella sua gloria”.

Oh, sì, bisogna che noi sappiamo vedere le vere proporzioni della nostra vita, perché altrimenti saremmo cristiani solo di nome e annasperemmo come chi è al buio, faremmo una delusione dopo l’altra. C’è purtroppo chi invece di credere in Cristo crede nei soldi e vive per i soldi, e vive per il lavoro in funzione dei soldi ; c’è chi vive per delle forme particolari di egoismo, di quell’egoismo urtante e ipocrita, di quell’egoismo che tante volte si ammanta di carità, ma non sa niente di carità; c’è chi crede nella carne , nei piaceri, in tutte quelle cose che dicono: mi pongo centro e voglio adoperare gli altri, e voglio realizzarmi umiliando gli altri. Oh quanto, quanto è facile! Quanto è facile, perché allora si vive per vivere, mentre il cristiano a somiglianza di Cristo vive per morire, cioè vive per attuare in questa esistenza un’altra esistenza, una grazia meravigliosa di dono, una grazia per cui siamo chiamati a partecipare alla resurrezione del Cristo e a immergerci nella vita trinitaria. La vocazione cristiana è una vocazione meravigliosa, magnifica. Bisogna però viverla, bisogna avere il coraggio di tagliare con tutto quello che non è secondo la parola di Gesù, che non è secondo quanto lui ci ha comandato. Perché Lui è il nostro Redentore e nello stesso tempo è il nostro Signore e dobbiamo ubbidirgli, e dobbiamo capire che tutto quello che esce da Lui è amore e, se ci comanda, ci comanda per un grande e forte realizzo. Vorrei allora augurare a tutti voi una buona Pasqua, cioè una riflessione e una crescita della vostra fede, augurare buona Pasqua per rinsaldarvi nelle vostre convinzioni cristiane e nelle vostre speranze. E preghiamo perché tutti gli uomini prendano da Gesù risorto il messaggio di vita e di pace e questo povero mondo travagliato trovi in Gesù Cristo il punto di appoggio: “Chi ascolta la mia Parola – sono sue affermazioni – chi ascolta la mia Parola è come chi costruisce la sua casa sulla roccia”. Abbiamo bisogno di solidità, abbiamo bisogno di credere con fortezza e con profondità: veramente questo è la grazia che auguriamo a tutti, singolarmente e a tutte le famiglie.

CODICE 86CVQ01360N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 30/03/1986
OCCASIONE Omelia, Pasqua Giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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