At 10, 34. 37-43; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9.
È un giorno di trionfo, è un giorno di gioia, è un giorno di esultanza e di speranza, è la gloria della nostra fede.
La fede nostra ci assicura che come Cristo è risorto così anche noi risorgeremo, che come Cristo è entrato nella gloria del Padre così anche noi vi entreremo. Sicuramente, vi entreremo! E la nostra eternità sarà nel cuore di Dio insieme con Gesù risorto, insieme con la Beata Vergine.
Oggi la nostra fede proclama e apre i nostri orizzonti; oggi non è possibile essere dei cristiani timidi, dei cristiani pavidi, dei cristiani che per definirli bisogna adoperare un aggettivo: cristiani «pusillanimi», che hanno paura, che hanno paura di professare, che hanno paura di un Cristianesimo pieno, che si accontentano di un Cristianesimo ridotto, di un Cristianesimo fatto di alcuni riti e alcuni gesti, di un Cristianesimo che Gesù rifiuta.
I cristiani devono sentire che sono gli eredi di Cristo e che due cose devono meditare.
Devono meditare sul loro essere. San Paolo dice: “Siete azzimi, siete un pane senza fermento: buttate via il fermento della malizia!”. Il cristiano deve essere senza il lievito vecchio; il cristiano, cioè, deve purificarsi, deve costruirsi, deve essere veramente cristiano nelle opere perché il cristiano è distinto dalle opere, è distinto perché deve seguire Cristo: non deve guardare gli uomini, non deve imitare gli uomini, non deve giustificarsi per gli uomini.
Il cristiano deve guardare a Cristo, solo a Cristo! Se anche tutti gli uomini mancassero, bisogna guardare ancora più intensamente a Cristo e imitarlo ed essere così con Lui principio di propulsione di vita, di testimonianza, di coerenza. La prima coerenza è cercare le cose di lassù dove si trova Cristo stesso, e guardare alle cose di lassù e non a quelle della terra.
Un cristiano deve essere testimone per il suo amore, per la sua carità, per la sua apertura in tutto: nelle cose intellettuali e nelle cose materiali, in tutto! Un cristiano deve essere una voce che proclama sempre questa realtà: Cristo è principio di vita e principio d’amore, solo in Cristo c’è la spiegazione di tutto.
Animiamoci dunque a fare una buona Pasqua, a migliorare noi stessi, ad essere generosi e aperti, a pregare tutti insieme per il bene e la pace del mondo. Noi dobbiamo avere il senso delle proporzioni; il senso delle proporzioni vuol dire che prima bisogna agire e poi parlare, e non prima parlare e poi agire. Dobbiamo agire nella nostra qualità, dobbiamo agire nella nostra dignità, dobbiamo agire nella preziosa eredità che ci ha lasciato Gesù.
Auguriamo a tutti questa Pasqua di salvezza, questa Pasqua di amore, questa Pasqua di vera vita, vita logica, vita cristiana.
CODICE | 88D2O01360N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 03/04/1988 |
OCCASIONE | Omelia, Pasqua Messa del Giorno – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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