30/03/1975 - Omelia Pasqua Messa del Giorno ore 6.30 e ore 11

Sant’Ilario d’Enza, 30/03/1975
Omelie, Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore - Messa ore 6, 30 e ore 11.

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MESSA ORE 6, 30

At 10, 34. 37-43 ; Col 3, 1-4; Mt 28, 1-10

Il motivo di meditazione è soprattutto sulla certezza della risurrezione di Gesù, veramente risorto. Le dicerie sono menzogne, il testo del Vangelo di San Matteo lo sottolinea; sottolinea l’ingenuità di coloro che erano vicino a Gesù, l’ingenuità: non s’aspettavano che risorgesse. L’incontro con lui è semplicissimo e dopo dicono senza mezze misure, senza nascondere nulla, ciò che è avvenuto.

Per noi questa certezza non può restare semplicemente sul piano della persuasione, deve scendere con molta profondità nel campo della devozione. Essere sicuri che Gesù è risorto comporta il senso della sua continua presenza. È risorto ed è vicino, è risorto e agisce, è risorto e ci chiama a comunione con lui, ad una vita insieme. Il cristiano allora in nessun momento della sua vita può prescindere da questa certezza, può vivere senza muoversi nell’ordine di questa certezza. Il cristiano, proprio perché è sicuro di questa presenza, proprio perché è sicuro di questa azione orienta tutta la sua vita. Gli uomini del nostro tempo sono caratterizzati da un particolare senso delle cose. Per molti la creazione non racconta più la gloria di Dio, per molti la creazione è solo il campo dove agiscono, per cui si dimenticano del legame fortissimo che c’è tra le cose e il loro Creatore e vivono indifferentemente, vivono come Dio non esistesse, vivono e sembra loro che parlare di Dio sia chiamare un intruso, che venga a limitare il loro lavoro, che venga a condizionare le loro opere.

Noi cristiani non solo dobbiamo avere il senso della creazione, per cui nel mondo noi leggiamo la presenza di Dio Onnipotente, noi dobbiamo vedere come Iddio, che è entrato nella storia degli uomini, è entrato con l’Incarnazione, è diventato vittorioso sulle forze del male con la Resurrezione, è con noi ed è per noi. Dobbiamo avere il senso di Cristo nella nostra vita, che ci porta a delle opere, che ci porta ad una testimonianza, che ci porta ad una gioia che gli altri ignorano.

Vorrei allora che meditassimo proprio su questo: il cristiano è l’uomo della risurrezione perché non vede solo Dio, vede Cristo nella storia, vede Cristo nello svolgersi della storia, della storia di ogni anima, della nostra storia d’insieme. Dio ci ama, per questo ha voluto che il Figlio suo diventasse uno di noi, cioè facesse storia con noi, cioè ci portasse a fare qualche cosa, ed è la sostanza della vita, a fare quel qualche cosa che porta la vita ad essere uno svolgimento degno dei figli di Dio.

Ecco, riflettiamo perciò, ognuno di noi, su questo senso della presenza di Dio, su questo senso di risurrezione e per noi e per farlo toccare anche agli altri.

MESSA ORE 11

At 10, 34. 37-43; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9

“Vide e credette”. Il sepolcro vuoto. Vide che Gesù non c’era più e credette.

E pure noi siamo in quest’ordine: vedere, credere.

All’inizio della nostra religione non c’è un complesso di dottrine: c’è una Persona, c’è una Persona che è risorta e che resta viva, risorta, forte nei secoli. Siamo chiamati a credere. Noi crediamo sulla testimonianza degli apostoli, sulla testimonianza di quelle donne, sulla testimonianza di tutti quelli che relazionarono con lui. Dirà San Paolo: “Apparve a cinquecento tutti in una volta”, e rassicurava i suoi discepoli, “molti ancora vivono anche adesso e possono testimoniare” (cfr. 1 Cor 15, 6). E gli apostoli e tutti gli altri hanno dato la vita per confermare questa testimonianza: Cristo è veramente risorto. Noi crediamo a queste testimonianze, ma ancora crediamo profondamente alla nostra esperienza di fede. Sappiamo che il Signore è risorto, che il Signore vuole essere vicino ad ognuno di noi, che il Signore lo troviamo nella Chiesa, che il Signore lo troviamo nella santità della sua Parola, lo troviamo nella meravigliosa realtà del suo sacrificio che si ripete nella Messa. Il Signore è risorto, alleluia! E questo “alleluia” si ripercuote nei secoli. Noi vogliamo essere allora coloro che si uniscono a Cristo e che ne danno testimonianza. Noi crediamo, perché senza di lui il mondo non avrebbe più luce, perché senza di lui la vita non avrebbe più significato. Noi crediamo, perché in lui troviamo piena la nostra gioia. Lui risolve i nostri problemi, lui indirizza le nostre anime, indirizza la Chiesa, la comunità cristiana della Chiesa.

Vorrei che oggi ci confermassimo nella fede e la rendessimo credibile questa fede con una sempre maggiore coerenza di vita, coerenza di carità, coerenza d’azione. Vorrei che la nostra vita, unita a quella del Cristo, fosse la migliore testimonianza di Gesù, noi che siamo battezzati, noi che abbiamo la missione e l’incarico di continuare la redenzione del Signore, noi che di fronte al mondo abbiamo tanta responsabilità.

Bisogna credere e bisogna operare, perché senza le opere la fede è una cosa morta e un cristiano opera se vive in comunione con Gesù, vive i suoi sentimenti e li testimonia davanti a tutti attraverso le sue buone opere. E così la nostra fede è fede in una presenza e questa presenza dobbiamo renderla tangibile. Cristo vive in mezzo a noi, Cristo non può più morire, Cristo allora è operante nella Chiesa, Cristo opera in tutti i cuori, Cristo opera perché il regno del Padre suo si compia in tutta la realtà.

Ecco perché, in questo Anno Santo, noi vogliamo sottolineare questa relazione particolarissima con Gesù, Gesù nostro, Gesù amico nostro, Gesù salvezza nostra. La consacrazione al Cuore di Gesù, che vogliamo operare durante quest’Anno Santo, ha proprio questo preciso significato: la pace degli uomini è ingannevole, solo la pace del Cristo è autentica, è vera. E auspichiamo la pace di ogni cuore e auspichiamo la pace di ogni famiglia e auspichiamo la pace di questa nostra travagliata società. Noi auspichiamo la pace, portando il nostro desiderio e la nostra preghiera nella realtà del Cristo che continuamente sull’altare rinnova questo Mistero Pasquale. Tutte le domeniche sono domeniche di Pasqua. Tutte le domeniche sono domeniche in cui insieme ci uniamo al Cristo e troviamo la legge della nostra fraternità, troviamo la forza della nostra testimonianza.

Preoccupiamoci allora, nell’intimo dell’anima nostra, di essere più uniti a Gesù per essere più uniti agli altri. La legge della nostra fraternità parte da una risurrezione, dalla resurrezione sua, perché la risurrezione sua è ancora un altro grande segno del suo amore, ce lo aveva dato sulla Croce: per noi è morto ma, ricordiamolo, ancora per noi è risorto. La sua resurrezione è perché in ogni anima ci sia questo fermento di bene, ci sia questa forza di grazia, ci sia questo impegno generoso.

CODICE 75CVO01360N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 30/03/1975
OCCASIONE Omelie, Domenica di Pasqua Resurrezione del Signore - Messa ore 6, 30 e ore 11.
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI In comunione con Gesù risorto
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