Veglia Pasquale
Gn 1,1-2, 2; Gn 22,1-18; Es 14,15-15 1; Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15. 32-4, 4; Ez 36, 16-28; Rm 6, 3-11; Mt 28, 1-10.
Una parola esprime tutta la gioia, tutto il fervore, tutta la speranza: è la parola «alleluia», la parola di giubilo, la parola di intensa, fortissima letizia. Il Signore è risorto, il Signore è il padrone della vita, il Signore è il datore della vita, il Signore dà la vita, perché ama e il suo amore è infinito. Il Signore sembrava sconfitto sulla croce ed era la sua vittoria, la sua intramontabile vittoria, la vittoria della logica, della sicura realizzazione del Regno di Dio.
Noi sentiamo questa notte la potenza della sua Risurrezione, sentiamo questo trionfo che si annuncia ogni anno, ma che si attua sicuramente e che si attua magnificamente nella storia. Non è il male che è più potente, è più potente il bene; non è il trionfo della passione, il trionfo della cattiveria, il trionfo degli uomini che odiano, certo no; chi trionfa è il Signore, chi è con Lui vince. Il bene ha una potenza meravigliosa, la potenza in questo tempo, in questa storia e nella storia dell’eternità. La gloria di Dio è intramontabile, è sicura. Stiamo col Signore, non allontaniamoci da Lui, non lasciamoci coinvolgere dalla paura.
Avevano paura anche i discepoli, erano smarriti, ma Gesù li rinfranca e la sua parola giunge fino a noi: “Non temete”, “Non temete” (Mt 28, 10); ci indica il coraggio di fare il bene, di farlo nella fede, di farlo solo per la fede, il coraggio di fare il bene in ogni circostanza, in tutte le situazioni perché il bene è bene, perché il bene ha dalla parte sua la Morte e la Risurrezione di Gesù.
Animiamoci dunque ad essere veri cristiani, a confermare i nostri propositi, ad essere più logici, non dei mezzi cristiani, non con dei compromessi, non con delle oscillazioni, dei cristiani veri, dei discepoli forti in un impegno generoso, grande, meraviglioso. Così ogni giorno della nostra vita sarà un’unione stretta con Gesù risorto, sarà un’unione vera col suo amore, sarà così con tutti gli uomini di buona volontà, sempre.
In questa notte, in cui si annuncia la gloriosa Risurrezione, abbiamo la gioia anche dei battesimi, battesimi che sono il segno di questo amore meraviglioso di Dio, Signore della vita: dopo aver data la vita naturale, dà anche la vita soprannaturale. Il Signore coinvolge nella sua gloria di Risurrezione queste due creature, cui noi auguriamo di potere veramente sempre corrispondere. Siano esse così attente alla voce del Signore che attuino generosamente nella loro vita il segno vero del cristiano: il segno della croce che trionfa, il segno di Risurrezione. Nella croce del Signore passa tutto, passa ogni sofferenza ed ogni tribolazione umana e ogni preghiera ed ogni gioia, e sale a Dio; dalla croce, che è un qualche cosa di unico con la Risurrezione, viene all’umanità ogni bene.
Noi auguriamo che crescano così serene, benedette, che crescano così sempre con il segno della Risurrezione, che crescano così in una meraviglia di vita, tessuta nel materno e grande segno della protezione della Madonna. Crescano così segnate dalla luce di Dio in uno splendore di amore, in uno splendore di dono, in uno splendore di forza.
Messa del Giorno
At 10, 34. 37-43; Col 3, 1-4; Mt 28, 1-10.
È sempre una grande gioia ripetere l’annuncio: “Il Signore è risorto” (Lc 24, 34), Lui è in mezzo a noi. È un annuncio vero, è un annuncio attuale: Cristo oggi è risorto, le sue azioni sono di tutti i tempi e sono e appartengono ad ogni generazione. Il Signore è risorto, veramente, Lui! Dobbiamo credere con tutte le forze, dobbiamo adorarlo con tutta umiltà, perché solo un Dio può vincere la morte. Dobbiamo amarlo con tutta la riconoscenza, perché è morto e risorto per noi, per dare un senso di autenticità alla nostra vita.
Se non fosse risorto, come potremmo credere alla sua parola, alle sue Beatitudini, alle sue promesse e alle sue ammonizioni? È risorto, per dare a noi la certezza dei veri valori della vita, dei valori della vita presente e del senso che hanno questi valori, proiettati verso l’eternità. Gesù ci dice che noi non siamo fatti per morire, che noi al termine della nostra avventura umana non abbiamo il niente, non abbiamo abitazione definitiva nel sepolcro, che la morte, per chi crede, è solo una parentesi anche breve, perché noi abbiamo l’eternità.
La speranza gonfia il nostro cuore, solo in Lui gli uomini possono confidare, possono affidarsi, solo in Lui. Dove sono i profeti falsi di ieri e di oggi? Dove sono quelli che hanno detto che l’uomo può raggiungere il paradiso in questa terra e si tratta solo di organizzarsi? Dove sono questi falsi profeti? Sono scomparsi l’uno dopo l’altro e la loro parola è menzognera ed è menzognera quella dei profeti, che ancora vivono e credono di illudere gli uomini con delle promesse chimeriche. Dove sono coloro che fanno consistere la Pasqua nelle vacanze al mare o ai monti, dimentichi che la Pasqua ha un senso se vissuta, se si arriva – ecco, proprio qui la vera esperienza! − attraverso la fede e l’amore alla esperienza del Cristo, ad una esperienza, ad una comunione, ad un senso di vita forte e grande? Sì, l’esperienza di Cristo, perché risorto e vivo si comunica a tutte le anime, ad ogni singola anima. Particolarmente Lo troviamo vivo nella comunità ecclesiale, perché la Chiesa è il luogo dove Lui è; senza comunità ecclesiale il cristianesimo cade in un intimismo, in una specie di monologo stanco e sfasato. Bisogna vivere la nostra vita cristiana così come Gesù ce l’ha portata: “Andate, dite ai discepoli”, appare loro quando sono insieme.
Oh sì, sentiamo il bisogno di vivere forte e grande il nostro Cristianesimo! Basta con le mezze cose, basta con un Cristianesimo fatto a capriccio, fatto a comodo, fatto come una cosa che si può ripiegare in una qualche maniera, basta. Bisogna diventare veramente cristiani, veramente convinti, veramente ecclesiali, bisogna realizzare con gioia, con profonda gioia la nostra comunione con Lui e la comunione con tutti i fratelli.
Dobbiamo nella verità, nella preghiera ed anche nella nostra opera realizzare la pace, portare la pace, desiderare il bene per tutti. Il Signore si identifica con ogni uomo che soffre, con ogni uomo che è in tribolazione e fame.
Cerchiamo allora che il nostro proposito pasquale sia ben forte e ben grande.
CODICE | 84DNO01360N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 22/04/1984 |
OCCASIONE | Omelia, Pasqua Veglia Pasquale – battesimi; Messa del Giorno – Anno A |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Pasqua, vittoria del bene e della gioia; la realtà della Resurrezione |
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