22/04/1973 - Omelia Pasqua Mezzanotte Battesimi e ore 11

Sant'Ilario d'Enza, 22/04/1973
Omelia, Domenica di Pasqua - Anno B - Messa mezzanotte (Battesimi) e ore 11

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MESSA DELLA MEZZANOTTE

Ez 36, 16-28; Rm 6, 3-11; Mc 16, 1-8

Le parole dell’angelo: “È risorto” sono le parole che di anno in anno, di secolo in secolo hanno formato la vera gioia e la vera consolazione di tutti i credenti. È risorto, ha vinto la morte. È risorto, è con noi. È veramente risorto, veramente, non perché nella fede gli apostoli lo sentissero risorto, non perché loro si sentissero risorti nella fede del Cristo, no, perché veramente Cristo è risorto e vana sarebbe la nostra fede se non fosse così. E sono fuori dalla fede coloro che non credono veramente alla resurrezione di Gesù. La resurrezione di Cristo è il segno che il Padre ha accettato la sofferenza e la morte di Gesù, è il segno che il Padre ci ha riconciliati in Cristo e ci salva in lui. E la resurrezione è ancora il centro vitale dal quale viene a noi ogni grazia. La Chiesa viene così irradiata, trasformata, trasfigurata dalla potenza che esce dal Cristo. Cristo è risorto! Come dobbiamo riempire il cuore di gioia, quando sappiamo che allora la nostra vita, unita a Cristo crocefisso, la nostra vita che partecipa al suo dolore, che parteciperà alla sua morte, ha un germe così forte che nessuna cosa può troncarla, può soffocarla, quel germe per cui noi domani vinceremo il nostro dolore, vinceremo la nostra sofferenza, per cui il nostro dolore e la nostra sofferenza diventano strumento di salvezza per noi e per gli altri, diventano motivo di più grande speranza, quando sappiamo che davanti a un sepolcro non dobbiamo tremare, perché il nostro sepolcro un giorno sarà come il sepolcro di Cristo: vuoto. Come dobbiamo rallegrarci di fronte a questa visione, quando il mondo ci presenta tanta ingiustizia, tanto dolore, tanta angoscia, quando sono ancora tanti coloro che soffrono senza avere una speranza umana, quando sono ancora tanti che languono perché nessuno li soccorre. E’ nel Cristo risorto la speranza dell’eternità, la speranza del tempo perché sappiamo che, partecipando alla sua potenza, i cristiani hanno la missione di sconfiggere e hanno il potere di sconfiggere tutto quello che è male o che viene dal male. La santa Chiesa di Dio anche questa notte la dobbiamo ricordare e la dobbiamo amare perché, come partecipa della persecuzione e della morte del Cristo, partecipa ancora della sua resurrezione. La Chiesa ha la missione di annunciare la risurrezione del Signore. L’alleluia di questa notte si ripercuote per tutto il mondo. Per tutto il mondo c’è l’annuncio che Cristo Signore ha vinto anche per noi, che il mondo non dice l’ultima parola, che il male non avrà la vittoria finale. La vittoria finale è della Chiesa in quanto partecipa alla risurrezione del Cristo, è della Chiesa perché la Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo. Sia dunque questo motivo di gioia e di speranza il motivo per trascorrere questo giorno di Pasqua in tanta festa. Gli auguri che ci scambiamo vogliono essere esattamente in questo senso, che ognuno di noi possa rivivere meglio Cristo, che ognuno di noi possa gioire sempre di più in lui, che ognuno di noi possa comunicare a quell’altro la gioia e la forza della risurrezione, perché, come dicevo, noi che siamo Chiesa dobbiamo annunciarla questa risurrezione del Signore. Ognuno di noi lo deve annunciare con le sue parole e lo deve annunciare con le sue opere. Lo deve annunciare con la sua carità, lo deve annunciare con la sua pazienza. È nella risurrezione di Gesù la soluzione di tutto. Inginocchiamoci con fede davanti a lui e diciamogli: “Signore, tu solo sei la salvezza”. Noi alle volte cerchiamo fuori, cerchiamo lontano, alle volte noi ci illudiamo che il nostro benessere, ci illudiamo che la nostra civiltà, ci illudiamo che la nostra tecnica possa darci qualche cosa, possa costruirci, invece dobbiamo ancora una volta ripetere: “Solo tu sei la salvezza. Dalla tua croce e dalla tua risurrezione viene il bene vero dell’uomo, viene il bene vero di tutta l’umanità”.

Messa delle ore 11

Accogliamo l’annuncio della resurrezione con un cuore nuovo, con un cuore pieno di fede. Accogliamo l’annuncio della resurrezione di Gesù nella volontà di unirci a lui, perché la vera vita cristiana è una partecipazione piena alla resurrezione di Cristo. La croce è un punto di passaggio. Ogni uomo ha la sua croce, ogni uomo ha il suo tormento e ha il suo limite, ma ogni uomo sa che è chiamato a partecipare con pienezza alla vita di Cristo, la quale è risurrezione, è perenne risurrezione, è grazia di risurrezione, è forza dunque, è vita. È vita che supera tutte le forme di mortificazione e di morte, è vita per l’individuo, è vita per la società, è speranza per il mondo. È suprema certezza di eternità, perché il Signore ci ha chiamati non perché concludessimo tutto in questa vita, ma perché abbondantemente noi seminassimo per l’eternità e raccogliessimo nella somiglianza a lui. Ricordiamo allora: la vita del cristiano deve essere così, la vita del cristiano deve essere piena, la vita del cristiano deve portare i suoi frutti. Che cosa vuol dire partecipare alla resurrezione di Gesù se non mettere continuamente nella nostra vita questo lievito di bene, questa forza che supera tutto, questa speranza che non si lascia affievolire di fronte a nessun insuccesso, la speranza che Cristo Signore trasformi tutto anche in questo mondo, ma trasformi definitivamente per l’eternità? Il cristiano è un uomo che crede, il cristiano è un uomo che spera, ma guardiamo bene: il cristiano. E il cristiano deve sentirsi la vocazione di essere conforme a Cristo, di essere a sua somiglianza, di essere nella sua linea, nella sua via. Oh, lo sappiamo! La tentazione del cristiano molte volte è quella di non guardare in alto, di non pensare che in mezzo a noi sta Uno vivo e risorto. La tentazione del cristiano è quella di ridursi come un altro uomo, di sperare solo nelle cose del mondo, di sperare solo nella organizzazione degli uomini, di sperare solo nel colloquio con gli uomini, ma noi sappiamo che il cristiano deve superarla questa tentazione. Noi sappiamo che il cristiano deve capire, che il colloquio con Dio è il primo colloquio da fare e, solo se si colloquia con Dio, si può ben colloquiare con gli uomini e, solo se si ama Dio, si possono amare bene gli altri uomini. Solo se si osserva nell’intimo della propria coscienza, della propria vita la legge di Dio si può veramente costruire anche per gli altri. Il cristiano supera la tentazione di ridursi ad essere solo uno pieno di parole. Da tutte le parti il mondo risuona di parole, sempre più vuote, sempre più insignificanti. Il cristiano sa che lui deve portare una parola che è vita, perché la Parola di Dio si è fatta carne ed ha abitato tra noi. Il cristiano sa che porta Gesù, che se dice una parola è una trasmissione di vita, proprio perché Gesù è in lui e ha mandato il suo Spirito che rinnova la faccia della terra. Ecco perché il nostro proposito di oggi è di essere veramente cristiani, per portare la pace nella nostra anima e per portare la pace nel mondo, per aiutare tutti gli uomini a trovare i veri valori di pace e di amore. E perciò il problema di diventare cristiani ce lo proponiamo anche oggi: di uscire dalla nostra mediocrità, di uscire dal nostro egoismo, di uscire dal nostro orgoglio, di uscire da tutte quelle forme che sembrano di furberia e in realtà sono solo cose meschine. Farci veri cristiani, autentici: il cristiano su immagine di Cristo che ascolta il Padre, che vive la volontà del Padre, che vuole portare a tutti gli uomini non qualche cosa di caduco e di passeggero, ma quello che rimane, l’unica cosa, la vera cosa: la resurrezione di Cristo, cioè che Cristo Signore abita in mezzo a noi proprio perché risorto. Abita e agisce, è con noi, ma è con noi per costruire con noi, perché senza di lui non si può costruire la casa, invano s’affaticano coloro che si tormentano per edificare. Ecco, la nostra riaffermata fede nella risurrezione di Cristo ci dice: “Il Signore è con noi”. Noi dobbiamo sforzarci di vincere i nostri difetti per unirci a lui ed essere meno indegni di portare il suo nome: cristiano da Cristo, e perciò il cristiano è colui che vive sempre della vita di Cristo.

CODICE 73DNO01360A
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 22/04/1973
OCCASIONE Omelia, Domenica di Pasqua - Anno B - Messa mezzanotte (Battesimi) e ore 11
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Resurrezione, parole umane e Verbo di Dio
ARGOMENTI Resurrezione, parole umane e Verbo di Dio
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