Rm 6, 3-11; Mc 16, 1-8
OMELIA Messa Mezzanotte
“è risorto, non è qui!” (cfr. Mt 16, 6). È il fatto centrale di tutta la nostra fede, è il motivo forte della nostra gioia, è la certezza della nostra speranza: il Signore è risorto, ha vinto il peccato e la morte. Ha vinto quanto si opponeva alla redenzione dell’uomo, quanto era contrario all’adempimento pieno della profezia dell’Antico Testamento, di tutto il mondo dell’attesa, di tutto il mondo che aveva guardato con ansia là, dove doveva posarsi Dio e avere misericordia degli uomini.
La Resurrezione di Gesù è un fatto perciò che ci deve dare tanta, ma tanta letizia! La nostra fede, com’è grande! La nostra fede, com’è bella! La nostra fede, com’è sicura!
Il nostro cuore palpita e sente che veramente noi siamo benedetti e accolti da Dio. Sentiamo che questa benedizione rende la serenità anche nei momenti più bui; rende la serenità al singolo, rende la serenità a tutto il popolo dei credenti. Il Signore ci ha benedetti, ci ha benedetti in Cristo con ogni ricchezza di vita spirituale. Cristo, risorgendo, ci dona il potere di essere veramente dei figli di Dio, di essere amati da Lui, di essere accolti nella sua famiglia, la famiglia della beata Trinità.
La serenità e la pace sono veramente date a noi. Cristo non dà solo l’annuncio della pace, la conferisce in verità; noi la possiamo possedere tutta, tutta! Perchè, se ci siamo purificati dalle nostre colpe, se abbiamo abbandonato le nostre strade cattive, se siamo andati incontro al Cristo, Cristo è la nostra luce, Cristo è la nostra forza, Cristo è il nostro amico che ci prende con sé e dice le parole che dirà ai suoi: “Non temete” (Gv 6, 20), e la parola stessa prima dell’Angelo: “Non abbiate paura” (Mc 16, 6). Gli uomini erano sempre vissuti nella paura, nell’angoscia, nella trepidazione; non sapevano perché vivevano, non sapevano perché dovevano morire. Il Signore ci ripete: “Non temete!”. La vita in Lui è una grande cosa, la morte in Lui è il preludio della resurrezione.
Ecco, facciamoci perciò gli auguri: gli auguri di essere così, pienamente suoi, di essere così pienamente nel suo amore, di essere i banditori della pace, i portatori dell’amore attorno a noi, perché la nostra fede dev’essere magnifico veicolo alla comprensione degli altri, all’aiuto agli altri, alla piena solidarietà con tutti quelli che soffrono e che gemono.
Ed ora il nostro augurio e la nostra preghiera per le bambine che sono state battezzate, che sono state battezzate in questa notte; è appena cominciato il rito del Battesimo, ma misticamente è tutta un’azione, un’azione profonda, per cui la Parola di Dio che abbiamo ascoltato, l’invocazione che abbiamo espresso, ecco, si compirà, si compirà con quell’azione prodigiosa che è il Sacramento. Si compirà.
Vorrei augurare loro di essere degne figlie di Dio, di essere degne della grazia che ricevono, dello Spirito che viene ad abitare in loro, che sotto la giuda dei loro genitori possano veramente onorare la Chiesa di Dio e guidate sempre, di passo in passo, possano essere profumo vero e grande a tutta la Chiesa del Signore.
Noi auguriamo loro che vivano sempre così, nel sorriso della Beata Vergine, nella grazia dello Spirito Santo, nella misteriosa comunione di grazia con tutti i loro fratelli. E siano così, vere cristiane, siano veramente così, di consolazione per i loro genitori e di progresso per tutto il movimento di amore che si verifica nel Corpo Mistico di Gesù.
At 10, 34. 37-43; 1 Cor 5,6-8; Gv 20, 1-9
OMELIA ore 11, 00
“È il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo in Lui”, perché questo è il giorno di Cristo Signore, è il giorno della sua vittoria e del suo trionfo. “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia” (Sal 117, 1).
Sentiamo la realtà profonda della nostra celebrazione. I discepoli cercavano un morto, cercavano un crocefisso dal corpo dilaniato, dal cuore squarciato. Trovano invece il Signore, trovano Cristo nello splendore della sua potenza, nella grandezza del suo trionfo. Quel cuore squarciato ha ricominciato a battere, a battere forte, come batteva prima della morte, ma in un fremito tutto nuovo. Quel cuore batte di gioia, batte in una letizia che sarà eterna, batte di gioia, perché può comunicare a noi i frutti della sua Redenzione, perché ci può dare l’amore che ci salva, perché ci può così consolare, noi che Lui ha definito “suoi amici”, noi che crediamo in Lui.
Questi battiti del cuore di Cristo risorto sono il segno di tutta la vita della Chiesa che parte dalla Risurrezione, la vita della Chiesa che è partecipazione mistica alla stessa sorte di Gesù. Anche la Chiesa, anche noi che siamo Chiesa, anche noi in quanto Chiesa, in quanto uniti e responsabili, sappiamo di avere le nostre lotte, le nostre angustie, i nostri dolori. Abbiamo anche noi da combattere per essere nella verità e nell’onestà, ma Lui con la sua Resurrezione ci ha partecipato la sua forza e il capo nostro dà alle membra la forza della sua stessa vita. Il suo cuore che batte, batte così forte che in ogni cristiano sa infondere tutto il sangue necessario, tutta la vitalità piena e grande.
La nostra responsabilità, la prima responsabilità è quella di essere veramente suoi, veramente sue membra e di sorpassare una forma di cristianesimo fiacca e indecisa. Troppi sono ancora i cristiani linfatici, i cristiani deboli, i cristiani che si adoperano per costruire dei compromessi assurdi. O si è cristiani, o non lo si è. Ha detto Gesù: “Chi non raccoglie con me, dissipa” (cfr. Mt 12, 30). Le dobbiamo sentire forte queste parole, perché celebrare la Pasqua vuol dire allora imprimere alla nostra vita cristiana molto impulso, una vivace volontà di ascensione, una vivace volontà di amare sul serio il Signore, secondo la sua parola: “Tu amerai il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze” (Mc 12, 30). Non ha detto: lo amerai in qualche maniera, patteggerai con il peccato, patteggerai con i tuoi comodi, i tuoi egoismi e le tue stanchezze; ha detto: “Tu amerai con tutto il cuore”.
Ognuno di noi scenda in profondità e vedrà che cosa deve correggere e quale punto è da raddrizzare.
E poi le altre parole che sono della Scrittura: “Non sapete - dice l’apostolo - che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi” (cfr. 1 Cor 5, 6).
Ecco il cristiano, uomo azzimo, uomo pulito, uomo retto, uomo onesto, uomo che dà così testimonianza della sua vera fede; sa che ogni occasione che si presenta è una testimonianza che si deve dare schietta e autentica. Lo sa e per questo vuol essere con il Signore, per partecipare con il Signore alla sua meravigliosa misericordia.
“Cristo nostra Pasqua è stato immolato” (1 Cor 5, 7). Sì! Vuol dire allora che Lui ha pagato il prezzo e a noi non resta che seguirlo, per essere così generosi e pronti, uomini di pace, uomini di carità, uomini aperti ai bisogni degli altri, uomini che sentono di partecipare di una grande responsabilità, la responsabilità che dice che i cristiani devono essere una strada per il Cristo risorto, non un ostacolo. E in questo resterà il nostro proposito, perché sarà un proposito molto forte, il proposito di una fede rinnovata, piena e grande.
CODICE | 82DAO01360A |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 11/04/1982 |
OCCASIONE | Omelie, Santa Pasqua, Mezzanotte (Battesimi) e ore 11 – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Resurrezione |
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