At 2, 1, 11; 1 Cor 12, 3-7 12-13; Gv 20, 19-29
MESSA ORE 6,30
In questa grandissima festa della Pentecoste dobbiamo rinnovare la nostra fede e dobbiamo rinnovare la nostra devozione.
La nostra fede, perché dobbiamo ripetere con tutta l’anima: “Credo nello Spirito Santo che dà vita”. È proprio in questo Spirito che noi abbiamo la gioia di partecipare alla vita stessa di Dio e, per lo Spirito Santo, siamo chiamati a far parte della famiglia trinitaria, abbiamo la gioia di chiamare Gesù “nostro fratello” e di chiamare il Padre di Gesù “nostro Padre”.
È in questa meravigliosa realtà della nostra fede che dobbiamo edificare la nostra esistenza; non dobbiamo far poco, perché dobbiamo dare la gloria a Dio come figli suoi e dare al mondo la testimonianza della nostra incomparabile dignità, prendere atto cioè del nostro Battesimo, quando siamo stati chiamati “figli di Dio e templi dello Spirito Santo”.
La nostra fede ci spalanca così grandiosi ideali e quale maggiore ideale che quello di realizzare in noi la vita stessa di Gesù, di avere in noi la forza, di avere in noi l’illuminazione, di avere in noi la gioia di ripetere la vita stessa di Gesù?
È proprio qui, perché possediamo lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è stato mandato da Gesù perché ci insegni tutto e dirà Gesù: “Non temete, perché lo Spirito del Padre vostro sarà con voi”.
Ravvivare allora la fede in questa fondamentale opera che dobbiamo compiere, ravvivare il nostro coraggio, sentire il valore di un’esistenza che è data a Dio nello Spirito suo.
E così dobbiamo ravvivare la nostra devozione, perché è proprio nella preghiera dove possiamo vivere questo dono, è proprio nella preghiera dove la riflessione diventa profonda, dove sentiamo veramente un’esperienza di Spirito Santo.
Crescere la nostra devozione vuol dire ricordarci che abbiamo un Ospite nel nostro cuore, che è Dio stesso e questo Ospite va trattato bene, questo Ospite va trattato con quel rispetto, con quell’amore, con quella generosità che tocca l’Infinito, perché Dio, che si è degnato di vivere nell’anima di chi è in grazia, aspetta da noi una collaborazione piena. Gli apostoli furono investiti da questa forza dall’alto, come dice il testo della Scrittura, ugualmente dobbiamo sentirci noi. Dio con il suo amore ci vuole occupare, Dio con il suo amore ci vuole rendere strumenti di bene, Dio con il suo amore ci vuole salvare dalle nostre stesse debolezze e dalle tentazioni che abbiamo attorno a noi. Non siamo soli, abbiamo il suo Spirito. Camminiamo allora con generosità, con umiltà, con buona volontà, per rendere la nostra vita cristiana una cosa veramente magnifica, la nostra vita cristiana che fugga allora dalla mediocrità, che fugga allora dall’egoismo, che fugga allora da tutto quello che è ripiegamento su di sé, ma diventi veramente un' anima missionaria, un’anima che sente che nello Spirito Santo si deve santificare e deve contribuire alla santificazione degli altri.
MESSA ORE 8,30
In questo santissimo giorno della Pentecoste sia l’anima nostra veramente spalancata al dono di Dio, perché Pentecoste è amore che si diffonde nel nostro cuore, è l’amore infinito di Dio che ancora di più vuole occupare la sua Chiesa, vuole essere l’anima della Chiesa e di ogni appartenente alla Chiesa.
Un cristiano deve sempre di più attuare la precisa indicazione di Gesù, pensare nello Spirito Santo. La Parola di Dio è Parola sua. Egli parlò per mezzo dei profeti, egli parlò per mezzo degli apostoli, egli ci dà il senso della sua Parola, il senso della Scrittura. Un cristiano non pensa di un pensiero umano, non vive di un sentimento unicamente umano, ma il cristiano è illuminato dallo Spirito e cammina secondo quelle indicazioni, perché “lampada ai miei passi è la tua parola”, ella ci guida nelle nostre strade.
“Spirito di verità” lo ha chiamato Gesù; ricordate: “Il Padre vi manderà lo Spirito di verità. Vi insegnerà tutto” (Gv 14, 16-17. 26). Quante cose dobbiamo allora buttare via! Quanti pensieri troppo umani, quante affezioni troppo umane, quante cose sbagliate, quanti pensieri di egoismo, di orgoglio troppe volte ci occupano: sgombrare l’anima! È lo Spirito Santo la nostra luce! Sgombrare l’anima, perché il nostro cuore senta e senta in profondità che il Padre va amato così, perché è proprio in quest’ordine: quali figli di Dio, dobbiamo amare il Padre sotto la guida, nella potenzialità che ci dà lo Spirito Santo. È lui che ci dà la capacità di amare il Padre come deve essere amato, di un amore soprannaturale; è lui lo Spirito Santo che ci fa amare il nostro prossimo in una visione soprannaturale, meravigliosa, in una visione per la quale noi amiamo gli altri con il cuore stesso di Cristo. Lo Spirito Santo agisce in noi, perché noi, membra di Cristo, abbiamo una vera conformità a Gesù, perché noi, membra di Cristo, siamo uniti tra di noi e abbiamo gli stessi sentimenti che furono nel Cristo Signore. Noi dobbiamo veramente purificare il nostro cuore perché il nostro amore sia santo, la nostra generosità sia completa, perché il nostro modo di vivere rispecchi perfettamente quello di Gesù.
Ed è così allora che comprendiamo la Pentecoste come la festa che manda. La Pentecoste è la nascita della Chiesa e la Chiesa nasce missionaria, non l’ha detto Gesù: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”? E dopo aver detto questo, alitò su di loro”. È la nostra condizione per cui, membra di Cristo il primo missionario, ogni cristiano deve realizzare la missionarietà come una vera dimensione della sua fede. Un cristiano non missionario non è un cristiano.
E allora ognuno prende nella Chiesa il suo posto, prende nella Chiesa il suo incarico; è ciò che ci ricorda san Paolo nella seconda Lettura: “Vi sono diversità di carismi, di doni, ma vengono dall’unico Spirito, diversità di ministeri: a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune”. Formiamo la Chiesa Corpo di Cristo: ognuno ha il suo posto, ognuno ha la sua grazia, ognuno ha le sue qualità, ognuno secondo quanto è stata la sua vocazione. Rispettare in noi l’opera di Dio, rispettare negli altri l’opera di Dio, ecco l’unità nella diversità; unità e diversità in funzione della missione della Chiesa: “come”, continua l’apostolo, “il corpo pur essendo uno ha molta membra, tutte però sono un solo corpo”: è Cristo in ciascuno, è Cristo guidato dal suo Spirito, nella pienezza di questo amore.
Ecco, sono questi i motivi della nostra riflessione, per cui ognuno di noi deve rivedere la propria docilità allo Spirito, una docilità nell’essere: “sii santo”, una docilità nell’amare: “vedi in tutti il Signore Gesù”, una docilità nell’agire, una docilità di un dinamismo ordinato e forte.
Ecco, non allora semplicemente nel nostro dono per noi, ma nel nostro dono per tutti. Il nostro amore alla Chiesa deve esplodere in questa atmosfera di Pentecoste, dobbiamo amare la Chiesa perché è il Corpo di Cristo e dobbiamo agire nella Chiesa: la nostra testimonianza e il nostro amore. Ma senza santità non si dà testimonianza, ma senza vera riforma spirituale non si può insegnare agli altri.
Ecco allora la Pentecoste, festa missionaria, ma richiamo potente e forte alla santità.
E allora restiamo in molta invocazione: “Vieni, Santo Spirito, Padre dei poveri, datore dei doni, luce del cuore, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo”.
Al di sopra di ogni cosa di questa terra, al di sopra di ogni tristezza, al di sopra di ogni agitazione, resti questo spirito di pace; al di sopra delle nostre debolezze, delle nostre incertezze, delle nostre incoerenze, resti lo spirito di fortezza, quello spirito per il quale la Chiesa ha portato in tutto il mondo la Parola e la speranza di Cristo Gesù.
CODICE | 75EHO01367N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 18/05/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Domenica Solennità di Pentecoste - Anno A - Messa ore 6,30 e 8,30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Spirito Santo Ospite dell’anima. Unità nella diversità per la missione |
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