13/03/1976 - Omelia Prefestiva II Domenica Quar

Sant’Ilario d’Enza, 13/03/1976
Omelia, Prefestiva II Domenica Tempo Quaresima

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Gn 22,1-2. 9. 10-13. 15-18; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10

La meta è dunque la trasfigurazione, come se, trasfigurato Gesù, dobbiamo trasfigurarci pure noi. In un mistero di grazia oggi, in un mistero di gloria domani. Ma l’itinerario è sempre quello, è l’itinerario della prova, è l’itinerario della sofferenza e della tentazione. Avete sentito Abramo:

di lui dice la scrittura che era un grande amico di Dio, eppure il Signore lo ha provato, nella sua posizione specialissima di un padre che aveva aspettato tutta la vita un figlio e ora Dio glielo domanda. Non c’era una prova maggiore, più affliggente, più conturbante. Il Signore ha chiesto questa fedeltà ad Abramo, lo ha trovato conforme al suo desiderio, lo ha benedetto, e Abramo fu salvo per la sua fede e meritò di diventare il padre dei credenti, per la fede. San Paolo nella seconda lettura avete sentito che dice: “Dio non ha risparmiato nemmeno il proprio Figlio, e guardando la croce, guardando chi è sopra la croce, sentendo che questi è il Suo Figlio prediletto, comprendiamo che senso vuole Dio dalla nostra vita: vuole una prova viva, perseverante di fedeltà. Dobbiamo dimostrare a Dio di essere fedeli, di accettare la sua volontà, di seguire i suoi comandamenti, di camminare secondo le sue indicazioni; del resto non è solo la croce, è tutta la vita di Gesù che è stata una lunga prova. Pensate le sofferenze della Vergine nell’essere vicino a Gesù e nel vederlo così povero, così tribolato, nel vederlo Lui, il Signore Dio incarnato per gli uomini, Lui, che aveva fame, che aveva sete, che aveva freddo, nella grotta di Betlemme il freddo e il disagio di quella prima abitazione di Dio fatto uomo; poi ricordate il disagio della fuga in Egitto, quei trecento kilometri di deserto, un bambino piccolo, perché – chiede la nostra sapienza umana – perché il Signore non ha fatto le cose diverse? Perché il Figlio Suo, Maria, Giuseppe hanno dovuto fuggire all’ira e alla crudeltà di un vecchio tiranno? Non c’erano mezzi sbrigativi per risolvere quel problema? Il Signore non ha voluto nessun privilegio, ha adottato la condizione degli uomini ed è fuggito, per non essere ucciso è fuggito, là, lontano, senza nessuna garanzia, senza nessuna comodità. Il cuore della Vergine Maria, ecco, ha sofferto, ma si è intonato immediatamente a quella che era la precisa disposizione di Dio, e vorrei che imparassimo anche noi, come nella nostra vita cristiana non dobbiamo chiedere dei privilegi, come ad immaginare che per un po’ di devozione Dio sia a nostra disposizione. Questa non è devozione, questa è superstizione, noi sappiamo che nella nostra vita dobbiamo vivere la nostra condizione uguale agli altri, tenendo nel nostro cuore il tesoro della speranza che viene dalla parola di Dio, tenendo nel nostro cuore l’ansia delle cose future, la certezza che Dio dispone tutto nella sua meravigliosa bontà. Accettiamo la prova, chiediamoci come fino adesso abbiamo superato le nostre prove, nella loro varietà, così come si presentano. Accettiamo la nostra condizione nella fede perché il Signore si possa compiacere anche di noi.

CODICE 76CCQ01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 13/03/1976
OCCASIONE Omelia, Prefestiva II Domenica Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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