11/11/1989 - Omelia Prefestiva XXXII Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 11/11/1989
Omelia, Prefestiva XXXII Domenica Tempo Ordinario – Anno C

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2 Mac 7,1-2. 9-14; 2 Ts 2,16 – 3,5; Lc 20,27-38.

Per un cristiano la certezza della resurrezione è una certezza totale, proprio per il suo inserimento in Cristo. Con il Battesimo noi siamo uniti strettamente a Cristo, alla sua morte e perciò anche alla sua resurrezione.

La liturgia ce lo vuol ricordare potentemente: siamo i figli della resurrezione. Tutto quello che avviene deve essere finalizzato alla resurrezione.

Non dobbiamo aver paura delle cose penose, difficili; non dobbiamo smarrirci di fronte al dolore, perché il dolore è un passaggio obbligato alla gioia, ma è un passaggio sicuro: chi con Cristo accetta la legge della morte, accetta anche la gloria della resurrezione.

Guardiamo allora al nostro comportamento riguardo particolarmente alle cose difficili, alle cose penose, riguardo alla sofferenza nostra o dei nostri cari; guardiamo se abbiamo la vera fede.

La vera fede ci interpreta tutto, ci interpreta il dolore e la morte. Ce li interpreta e ci dice: c’è la provvidenza di Dio, meravigliosa; c’è il cuore del Signore che non ci ha fatto per soffrire, ma ci ha fatto per partecipare alla sua gloria, alla sua beatitudine, alla sua felicità. Lui non solo ci vuole dare la felicità, ma ci dà la sua.

L’anima che è salva è immersa nella luce di Dio e nella sua resurrezione, perché è proprio la resurrezione di Gesù che ci ha meritato la felicità e ci ha meritato la gloria.

Guardiamo quindi con molta fede, sapendo che se il Signore permette la sofferenza è per darci più gioia; se permette la tribolazione è per darci il colmo della pace.

Il cuore di Dio è tutto per noi; il cuore di Dio è il cuore di un padre, più amoroso di tutti i padri.

Dio ci ama e perciò vuole il nostro bene, e anche la sofferenza è un nostro bene se sappiamo indirizzarla alla vera risurrezione, alla vera nostra situazione spirituale di anime unite a Cristo.

Realizziamo un’umiltà di fiducia, un’umiltà di amore, un’umiltà di dono.

Stiamo molto uniti al Signore, particolarmente quando vengono le tentazioni o le prove, perché attraverso le tentazioni il Signore ci conduce alla beata patria del paradiso, alla felicità eterna.

CODICE 89MAO0133UN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 11/11/1989
OCCASIONE Omelia, Prefestiva XXXII Domenica Tempo Ordinario – Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Nella prova lo sguardo alla resurrezione
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