1Re 19, 4-15; Gal 6, 14-16; Mt 19, 27-29
Abbiamo chiesto nella preghiera colletta di aderire con tutte le nostre forze al regno dei cieli. È la giusta preghiera nella festa di un santo, che si presenta così radicale e forte nelle sue scelte. Vorrei ricordare due episodi, il primo episodio riguarda la sua carità. Là, nel cuore del deserto, in quella zona torrida e inospitale, arriva un regalo per l’abate Macario: un grappolo d’uva fresca, bella. Il santo lo vorrebbe mangiare, poi pensa che c’è un confratello malato, rinuncia, lo porta a lui; questi lo prende, lo mangerebbe volentieri, ma pensa che ce n’ è un altro malato e lo da all’altro; e così passa dall’uno all’altro e a un certo momento l’abate Macario si vede arrivare sul vassoio il grappolo d’uva intatto. Aveva passato tutto il convento, dall’uno all’altro centinaia di monaci, nessuno l’aveva toccato, l’ultimo aveva pensato all’abate, l’aveva portato all’abate. Esempio luminoso di carità, esempio luminoso di atmosfera di carità.
Il secondo episodio: tra le prerogative del santo c’era anche quella di vedere e di sapere quando uno stava distratto nella preghiera, vedeva proprio chiaro, e quando uno si accostava indegnamente alla Comunione. Raccontano particolarmente di una volta, che vide accostarsi alla comunione la gente e come i diavoli ridevano e si divertivano, quando uno faceva la Comunione non in grazia e disattento. Dice il biografo, che il santo vedeva come il corpo del Signore fuggiva e fuggiva dalle mani, davano la comunione in mano, fuggiva dalle mani e nel cuore entrava satana.
Ho detto due episodi di tanti, perché non è stato un santo “tombato” nella sua cella e nella sua grotta, è stato un santo aperto e dinamico. E’ stato un santo che ha saputo, vedete, porre nella sua comunità dei pilastri fortissimi di una spiritualità generosissima e forte, due pilastri che nei due episodi vorrei sottolineare. L’episodio della carità, di una carità fraterna: la nostra comunità deve essere un esempio di una carità fraterna, che non si limita alle parole, alle grosse parole, alle grosse espressioni, ma una carità, così, di ogni giorno, una carità che si snoda nelle gentilezze, nei piccoli atti di bontà, di comprensione, di generosità. E l’altra, l’altra colonna: il fervore della preghiera e la santità da attingere dall’Eucaristia. Dobbiamo veramente sentire come il cristiano si impegna così nella doppia direzione, che è la doppia direzione dell’amore verso i fratelli e verso Dio, verso i fratelli perché verso Dio, con tutte le forze. Un cristiano è un uomo essenzialmente teso alla perfezione, il cristiano non prende le mezze misure. Noi non ci dobbiamo fare uno stile nostro, come espressione della nostra umanità, peggio, della nostra istintività; noi ci dobbiamo fare lo stile di Cristo! Uno stile forte e vigoroso senza compromessi, uno stile robusto e generosissimo. Questo ci dice il nostro santo patrono: non di amare i compromessi, non di avere paura delle mortificazioni cristiane, non di stare, sì, sempre lì a mezzo, a mezzo nella carità, permalosi, ricchi di pretese, suscettibili, ma di essere con cuore aperto e generoso verso tutti. Questo è quello che ci dice san Macario, questo domandiamo di accogliere, questo ci impegniamo a far sì che venga nella nostra comunità, un impegno personale di carità, una diffusione perché tutti vivano nella carità.
CODICE | 78A1O01321N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 02/01/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì Feria Tempo Natale, Festa Patrono san Macario |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Carità, preghiera, stile |
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